Le tre telefonate di Berlusconi

Sono agli atti del caso Ruby, nonostante Berlusconi sia parlamentare: il Corriere della Sera le racconta

©Mauro Scrobogna / Lapresse
24-06-2004 Roma
Politica
Villa Doria Panphili - vertice Italia Algeria
Nella foto: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
©Mauro Scrobogna / Lapresse 24-06-2004 Roma Politica Villa Doria Panphili - vertice Italia Algeria Nella foto: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Oggi il Corriere della Sera dedica un’intera pagina ad alcuni nuovi particolari del cosiddetto caso Ruby, l’indagine a carico del premier per concussione e prostituzione minorile. La notizia è che nelle ventimila pagina depositate agli atti dai pm ci sono “tre telefonate in cui è rimasta registrata la voce del presidente del Consiglio”: questo malgrado le conversazioni con parlamentari, come è Berlusconi, non dovrebbero essere usate negli atti giudiziari. E infatti nelle richieste inviate al parlamento quelle tre intercettazioni non figuravano. Ma Luigi Ferrarella, autore dell’articolo, le ha ripescate nelle migliaia di pagine degli atti, e si domanda come mai siano sfuggite alla censura degli investigatori.

La telefonata con Nicole Minetti
È il primo agosto 2010, quando i pm indagano già su Ruby (l’hanno già sentita tre volte) ma la storia non è ancora pubblica. Berlusconi al telefono fa molti complimenti a Minetti – «Come sta la mia consigliera bravissima? Mi parlano tutti così bene di te, amore (…) Così poi quando ci sono le elezioni vieni in Parlamento» – e questa poi gli parla dell’indagine dei magistrati.

Minetti: «Ma lo sai che l’altro giorno è venuto da me in Consiglio regionale Giuliante a parlarmi della storia della Ruby?»
Berlusconi: «E Giuliante chi è?»
Minetti: «Giuliante è l’avvocato del Pdl nonché di Lele (Mora, ndr), è venuto in Consiglio e praticamente m’ha raccontato tutta la storia, che c’è questo pm di nome Forno che sta seguendo il caso (…) e che secondo lui, non adesso, ma a settembre (il pm Forno, ndr) mi chiamerà perché comunque sia la Ruby che l’altra str… della Michelle hanno fatto il mio nome. Hanno aperto un’indagine su questa Michelle, perché in effetti è vero che la Ruby l’ha denunciata»
Berlusconi: «Cioè, la Ruby ha denunciato Michelle?»
Minetti: «Sì, per induzione alla prostituzione»
Berlusconi: «Una si dà la patente di puttana?»
Minetti: «Te lo giuro» (ride)
Berlusconi: «Ma roba da matti (…) Vabbeh, quello che è importante è che ci siano diverse persone che testimonino come a noi (Ruby, ndr) aveva detto che aveva l’età diversa da quella che aveva insomma. Una volta che succede quello, non succede più niente. L’abbiamo soltanto aiutata perché ci faceva pena»

Fin qui l’unico dato significativo è che il premier mostra di sapere già di cosa tratta l’indagine, visto il suo riferimento all’età di Ruby (e infatti Ferrarella poco dopo cita anche un’altra intercettazione, in cui Barbara Faggioli viene convocata da Ghedini per “per cercare di costruire e verbalizzare le normalità delle serate del presidente Berlusconi”). Poi però Nicole Minetti dice una cosa che lascia Berlusconi in silenzio per cinque secondi.

Minetti: «Si, perché (Giuliante, ndr) m’ha detto che ’ sto Forno c’ha anche delle foto in mano, che gli ha dato la Michelle»

Oggi sappiamo che è una bugia, detta da Ruby “quasi per giustificarsi del fatto di non aver potuto negare nei verbali le proprie presenze alle notti di Arcore”, scrive Ferrarella. Berlusconi, dopo i cinque secondi di silenzio, chiude la telefonata augurandosi «che non venga fuori un casino».

La telefonata con Raissa Skorkina
È il 26 settembre 2010, Raissa Skorkina è una ragazza russa ospite delle cene di Arcore. Chiama la residenza del premier e questo gli viene passato in 31 secondi.

Raissa: «Amore ciao ciao, tutto bene, e tu?»
Berlusconi: «Abbastanza, sono pieno delle cose politiche che è una cosa pazzesca»
Raissa: «Eh, immaginato. Però ho tanta voglia di parlarti, ti prego! (…) E poi volevo chiederti… mi stanno finendo la benzina»
Berlusconi: «Come?»
Raissa: «Mi sta finendo la benzina»
Berlusconi: «Ah, ho capito. Va bene, lo dico a Spinelli. Va bene?»


La telefonata con Marysthelle Polanco
È del 4 ottobre 2010, tre mesi dopo che il premier ha saputo dell’arresto del convivente di Marysthelle Polanco per traffico di cocaina. Anche qui è la ragazza che chiama la residenza del premier – stavolta Palazzo Grazioli, a Roma – e si fa passare Berlusconi. La conversazione, scrive Ferrarella, “ha ampi tratti privati, e inserimenti di un’altra ragazza (Aris) accanto a Marysthelle”. C’è un solo passaggio di cui dà conto il Corriere.

Marysthelle: «Sono a Roma, oddio sono venuta a fare il casting con Pingitore. Ti ricordi?»
Berlusconi: «Sì, quella che ti ho procurato io, no?»
Marysthelle: «Sì, amore» (ride)
Berlusconi: «Adesso mi hanno chiesto se possono fare qualche numero per le nostre reti. Sto tentando di convincere mio figlio»

Poi c’è anche una specie di “bunga bunga live”: quello che Ferrarella definisce “uno spasimante di Aris Espinoza”, indispettito per la presenza della ragazza ad Arcore, la chiama e le chiede di fargli ascoltare cosa succede.

«Come richiesto nel sms, l’interlocutore chiama e l’utente (la ragazza, ndr) risponde senza parlare. In sottofondo si sente Iris che dice “sono già ubriaca”, Aris le chiede “hai bevuto?”, poi si sente la voce in sottofondo di un uomo, presumibilmente Silvio Berlusconi»

Le telefonate si potevano mettere agli atti?
Qui finiscono le notizie. Luigi Ferrarella firma poi un commento in cui ricorda che Berlusconi per legge non è intercettabile senza l’autorizzazione della Camera. Quando, come è accaduto in questo caso, un parlamentare viene intercettato “incidentalmente”, perché interlocutore casuale di una persona regolarmente intercettata, bisogna attenersi a una procedura ben precisa.

Quando accade, le prerogative dei parlamentari, riformulate nel 2003 dalla legge Boato poi però bocciata in parte nel 2007 dalla Corte Costituzionale, prevedono che contro il parlamentare l’intercettazione non possa essere utilizzata se non dopo che i magistrati abbiano chiesto al Parlamento il via libera a poterla usare; mentre non ci sono limitazioni all’utilizzo delle intercettazioni non solo contro la persona sotto controllo, ma anche contro terzi.

La procura di Milano non ha mai chiesto al Parlamento l’autorizzazione all’utilizzo delle telefonate di Berlusconi. Che in effetti non sono state usate, nemmeno nelle centinaia di pagine che inviarono al Parlamento per chiedere la perquisizione dell’ufficio del ragioniere Spinelli. Ma in realtà, scrive Ferrarella, “le intercettazioni neppure sarebbero dovute essere trascritte, dovendo invece essere avviate alla futura apposita udienza di distruzione delle telefonate non utilizzabili, come appunto quelle indirette dei parlamentari oppure quelle dove figurino avvocati nell’esercizio dei loro mandati difensivi”. La stessa contestazione potrebbe essere fatta ora più bellicosamente dalla difesa del PresdelCons.

foto: Mauro Scrobogna/Lapresse