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  • Giovedì 11 novembre 2010

L’Iraq avrà finalmente un governo

Trovato un accordo dopo otto mesi di stallo: il primo ministro uscente al-Maliki sarà riconfermato

Iraqi prime Prime Minister Nouri al-Maliki gestures during a press conference in Karbala, 80 kilometers (50 miles) south of Baghdad, Iraq, Saturday, Sept. 5, 2009. Iraq has deployed thousands of reinforcements along its border with Syria to prevent insurgents from crossing the desert frontier, as the government said Friday it has provided Syria with evidence linking Iraqis there to bombings. (AP Photo/Ahmed Alhusseiney)
Iraqi prime Prime Minister Nouri al-Maliki gestures during a press conference in Karbala, 80 kilometers (50 miles) south of Baghdad, Iraq, Saturday, Sept. 5, 2009. Iraq has deployed thousands of reinforcements along its border with Syria to prevent insurgents from crossing the desert frontier, as the government said Friday it has provided Syria with evidence linking Iraqis there to bombings. (AP Photo/Ahmed Alhusseiney)

Al termine di una fase di stallo che dura ormai da otto mesi, la classe politica irachena potrebbe essere riuscita a trovare un accordo e costituire finalmente un nuovo governo, dopo che le elezioni dello scorso marzo avevano lasciato il paese nell’incertezza.

Il primo ministro uscente, Nouri al-Maliki, dovrebbe quindi guidare il nuovo governo grazie all’appoggio della coalizione al-Iraqiya, che inizialmente sosteneva Allawi, rivale di Maliki. Insieme ad al-Iraqiya, sosterrà il nuovo governo l’Alleanza per Kurdistan. “Finalmente, fortunatamente, è finita. Ci siamo tutti”, ha detto ad Al Jazeera Mahmoud Othman, un politico di etnia curda che ha partecipato all’ultimo giro di negoziati, durato quasi sette ore. In cambio dell’ingresso nel governo, al-Iraqiya avrà la presidenza del parlamento. Un mese fa al-Maliki aveva ricevuto il sostegno dell’Alleanza nazionale, una coalizione di movimenti sciiti, diventando così il candidato favorito.

Il ritardo nella formazione di un governo ha risentito anche del tempo che è stato necessario a ufficializzare i risultati delle elezioni del 7 marzo, arrivati solo alla fine di quel mese. Allawi conquistò il favore del voto sunnita e ottenne 91 seggi. Maliki ne ottenne pochi di meno ma è riuscito poi ad allargare la coalizione a suo sostegno, seppure non abbastanza da conquistare la maggioranza assoluta dei consensi nel Consiglio dei rappresentanti, la camera irachena. All’inizio di agosto il presidente statunitense Obama aveva chiesto all’ayatollah al-Sistani di intervenire nelle trattative politiche per convincere Maliki a fare un passo indietro.

Questi sono i quattro principali blocchi politici iracheni.

Al-Iraqiyya (Movimento Nazionale Iracheno)
Blocco nazionalista, ha l’appoggio di vari anziani politici sunniti come Saleh al-Mutlaq. Sosteneva Allawi, ora ha dato il suo sostegno al governo di al-Maliki.

Legge dello Stato
Guidato dal primo ministro uscente al-Maliki e dal suo partito Daawa, di orientamento islamico e sciita, raccoglie consenso trasversalmente ai gruppi etnici e tribali. Ne fanno parte alcuni leader sunniti, curdi sciiti, cristiani e indipendenti.

Alleanza Nazionale Irachena
Coalizione tra gruppi sciiti che comprende i seguaci del chierico radicale Muqtada al-Sadr, il Consiglio Supremo Islamico Iracheno e il partito Fadhilah Party, nonché gli ex primi ministri Ibrahim Jaafari e Ahmad Chalabi.

Alleanza per il Kurdistan
Due partiti che amministrano la regione semi autonoma a maggioranza curda: il Partito Democratico del Kurdistan e l’Unione Patriottica del Kurdistan, guidati dall’attuale presidente iracheno Jalal Talabani.