Come si scopre un nuovo pianeta

Time prova a spiegare come gli astronomi vadano a caccia di luoghi abitabili in giro per la galassia

Qualche giorno fa è arrivata la notizia della scoperta di Gliese 581g, un pianeta che, più di tutti gli altri scovati finora in giro per la galassia, potrebbe avere condizioni simili a quelle terrestri, quindi abitabili. I se e i ma rimangono tanti, ma ogni scoperta del genere è comunque un passo in avanti nella ricerca di vita extraterrestre.

Time ha provato a spiegare come avviene la caccia degli astronomi a un nuovo pianeta, partendo dalla scoperta nel 1995 del primo esopianeta, cioè non appartenente al nostro sistema solare. Nonostante l’esistenza di altri pianeti fuori dal nostro sistema fosse già stata ipotizzata secoli fa (il primo fu Isaac Newton nel 1713), solo quindici anni fa se ne ebbe la conferma scientifica grazie a Michel Mayor e Didier Queloz, due astronomi dell’osservatorio di Ginevra che scoprirono un pianeta grande più o come Giove in rotazione intorno alla stella 51 Pegasi.

La scoperta sorprese la comunità scientifica, perché avvenne attraverso una misurazione che non si pensava praticabile, quella della velocità radiale di un pianeta. Ovvero, semplificando all’estremo, l’osservazione delle oscillazioni del pianeta rispetto alla stella intorno alla quale orbita. Dal 1995 in poi sono stati centinaia i pianeti scoperti con lo stesso metodo. Che ha però un difetto: basandosi sulla gravità del pianeta non è in grado di dirci come questo sia fatto e quanto sia grande. Come in quest’ultimo caso: sappiamo quale sia la massa di Gliese 581g, ma non la sua dimensione.

«Se [Gliese 581g] è fatto di rocce, è probabilmente grande due volte la Terra» ha detto l’astronomo Steve Vogt dell’Università della California, del team che ha scoperto il nuovo pianeta. «Ma se è fatto di marshmallow e torrone alla ciliegia, è molto più grande». Vogt sospetta fortemente sia fatto di roccia e non di torrone, ma senza una misurazione non si può dire per certo. Il pianeta potrebbe essere principalmente composto da ghiaccio o addirittura — ma è più improbabile — di gas.

In realtà, in certi casi un modo per determinare la grandezza di un pianeta distante dalla Terra esiste. Se questo transita esattamente di fronte alla sua stella (cosa che Gliese 581g non fa) ne blocca in parte la luce, e misurando la diminuzione della luminosità della stella in quel preciso momento è possibile calcolare il diametro del pianeta.

La missione iniziata l’anno scorso dal satellite Keplero mira proprio a trovare un pianeta di dimensione simili a quelle della Terra osservando la luminosità di circa 130mila stelle nell’arco di quattro anni. Questo tipo di misurazione comporta il problema opposto a quella sulla velocità radiale: sappiamo la dimensione di un pianeta, ma non la sua massa. Ed è per questo che gli astronomi stanno cercando di unire gli sforzi delle ricerche sulla velocità radiale e quella sulla luminosità delle stelle per arrivare a stabilire sia grandezza che massa di un pianeta, per poter così ipotizzare meglio di cosa sia composto. Tra pochi mesi il team dietro alla Missione Keplero dovrebbe svelare quanto scoperto durante quest’anno.

Gli astronomi non sono però in grado di stabilire quello che è l’obiettivo finale della ricerca, se ci sia vita o meno su questi pianeti. Steve Vogt ha dichiarato di essere «sicuro quasi al 100 per cento» che su Gliese 581g ci sia stata vita, almeno primordiale, ma l’affermazione non è basata su alcun fatto. Per ottenere prove del genere, gli astronomi devono capire quali siano i gas presenti nell’atmosfera o, per ipotizzare la presenza di vegetazione, come la superficie del pianeta riflette la luce della stella.

Per farlo dovranno aspettare la costruzione di nuovo telescopio chiamato Terrestrial Planet Finder, in grado di immaginare una seconda Terra che giri intorno a una stella che non sia il Sole. Sfortunatamente, il progetto è stato accantonato un paio di anni fa dalla NASA a causa dei tagli di budget. A meno che questo progetto riprenda, la ricerca per altre Terre continuerà, e continuerà con successo. Ma la ricerca per la vita extraterrestre in quei nuovi mondi dovrà attendere finché qualcuno non sarà in grado di finanziarla.