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Cos’è la tessera del tifoso e perché è causa di tante polemiche e scontri

Ieri un gruppo di ultrà ha assaltato un comizio di Maroni per protestare contro la tessera del tifoso

Cos'è, a cosa serve, perché non la vogliono, e se funziona davvero

di Giovanni Fontana

Ieri alcuni ultrà hanno fatto irruzione in un comizio della Lega Nord dove era presente il ministro dell’interno Maroni per protestare contro la tessera del tifoso. Come accade spesso quando di mezzo ci sono le frange estreme del tifo, la protesta si è tradotta in gesti simili ad azioni di guerriglia urbana, con auto della polizia date alle fiamme e un agente ferito.

Ma perché quelli che Stefano Nazzi – in un post educativo – ha definito i “bravi ragazzi delle curve” contestano questa nuova iniziativa delle autorità sportive?

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Cos’è
L’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive la definisce così:

La “tessera del tifoso” è uno strumento di “fidelizzazione” adottato dalla società di calcio. Il progetto lanciato dall’Osservatorio si pone l’obiettivo di creare la categoria dei “tifosi ufficiali”.

Nei fatti è un documento elettronico, delle dimensioni di un bancomat, a cui sono associati diversi servizi. Ogni società calcistica ha le proprie convenzioni con banche, attività commerciali, o raccolte punti. La funzione principale, però – e valida per tutti – è che da quest’anno sarà necessario possedere una tessera del tifoso per abbonarsi alla propria squadra, o per seguirla in trasferta.

Nella maggior parte dei casi la tessera è gratuita nel caso venga acquistata assieme a un abbonamento stagionale, oppure costa intorno ai 10 euro se la si compra singolarmente. Il tesserino riporta il nome e la foto del titolare, rendendone agevole l’identificazione, e dovrà essere presentato sia al momento dell’acquisto del biglietto, che all’entrata allo stadio.

A cosa serve
Per quanto il concetto di fidelizzazione sembri suggerire un uso commerciale della tessera, il principale obiettivo è quello di combattere gli atti di violenza all’interno e nelle immediate vicinanze degli stadi. La funzione svolta sarebbe sia quella di deterrenza, rendendo gli spettatori consci della loro identificabilità in caso di atti illeciti, sia di prevenzione, impedendo a persone potenzialmente pericolose per l’ordine pubblico di entrare nelle strutture. Sempre sul sito dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive si legge:

La tessera, rilasciata dalla società sportiva previo “nulla osta” della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni), fidelizza il rapporto tra tifoso e società stessa.

Un D.a.spo, acronimo per Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive, è un provvedimento emesso dalla questura nei confronti di individui che abbiano partecipato a disordini e può durare da uno a cinque anni. Essendo qualificata come misura preventiva è sufficiente una denuncia perché questa possa essere emanata, anche senza la necessità di una condanna definitiva.

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