• Mondo
  • Lunedì 9 agosto 2010

Cosa sta facendo il governo russo

Non moltissimo, pare: in molti iniziano a lamentarsi della risposta lenta e poco efficace all'emergenza causata dagli incendi

Russian Prime Minister Vladimir Putin shakes hands with a fire fighter in a burned forest at Voronezh region on Wednesday, Aug. 4, 2010. Wildfires have wiped out Russian forests, villages and a military base sent the thickest blanket of smog yet over Moscow .(AP Photo/RIA Novosti, Alexei Nikolsky, pool)
Russian Prime Minister Vladimir Putin shakes hands with a fire fighter in a burned forest at Voronezh region on Wednesday, Aug. 4, 2010. Wildfires have wiped out Russian forests, villages and a military base sent the thickest blanket of smog yet over Moscow .(AP Photo/RIA Novosti, Alexei Nikolsky, pool)

Da giorni la Russia occidentale è devastata dagli incendi. I focolai sono stati complessivamente oltre un migliaio, e per quanto i pompieri riescano ad arginarli ne spuntano continuamente di nuovi: 554 erano quelli attivi ieri, 270 di questi scoppiati soltanto nelle ultime 24 ore. Gli aeroporti sono isolati a causa della scarsa visibilità. La produzione nazionale di cereali è stata compromessa dall’estensione degli incendi, e il governo ha stabilito il blocco delle esportazioni di grano. Cinquantadue persone sono morte, gli intossicati non si contano: e le foto di Mosca sommersa dal fumo hanno fatto il giro del mondo. In questo momento nella capitale russa la situazione è oltre la soglia della vivibilità: la quantità di sostanze tossiche nell’aria è nove volte superiore alla norma, quella di monossido di carbonio è sei volte superiore a quella considerata pericolosa per l’uomo. Le persone sono costrette a non uscire di casa, molte di queste non riescono a soddisfare bisogni basilari come comprare dell’acqua o andare in farmacia. Niente lascia pensare che le cose possano risolversi in breve tempo: le piogge non arriveranno prima di qualche giorno, le temperature non dovrebbero abbassarsi. Insomma, un disastro.

In molti in queste ore, soprattutto all’estero, si stanno interrogando sulla velocità e l’efficacia della risposta del governo russo all’emergenza, soprattutto nell’assistenza e nei soccorsi ai cittadini. Ieri Foreign Policy notava come Vladimir Putin abbia preso il comando della situazione, ironizzando sul fatto che la Russia è l’unico paese in cui quando accade un disastro del genere il presidente può sedersi tranquillo e aspettare che facciano gli altri. Ma le stesse azioni di Putin, che in questi giorni ha visitato diversi luoghi colpiti dagli incendi, sembrano essere volte a rassicurare i cittadini mostrando l’attivismo del governo piuttosto che a coordinare i soccorsi, che fino a questo momento sono stati inefficaci e inadeguati.

Lo Spiegel ha affrontato una lettura trasversale dei quotidiani tedeschi, accorgendosi che sia i giornali progressisti che quelli conservatori hanno trovato deprecabile la lentezza del governo russo, vittima di una smaccata centralizzazione del potere. Così la Tageszeitung, quotidiano di sinistra.

Il principio della centralizzazione che il Cremlino di Putin ha imposto al paese si è dimostrato il vero disastro. La Russia oggi sembra molto forte, ma in realtà non è in grado di svolgere i più elementari compiti di uno Stato. In tutto questo i politici non si assumono alcuna responsabilità, e non sentono il bisogno di giustificarsi con nessuno: dopo tutto, non ci sono libere elezioni e la popolazione sembra piuttosto a suo agio con il suo ruolo di spettatore.

Il quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung propone un argomento praticamente speculare.

Secondo molti critici, il disastro naturale ha scoperchiato la debolezza del sistema messo in piedi da Putin durante i suoi otto anni da presidente. Putin ha limitato l’autonomia delle regioni costruendo una gerarchia piramidale, in cui le responsabilità sono sempre delegate a un livello superiore. I governatori e i leader regionali non erano scelti per la loro efficienza o per il loro talento, bensì per la loro lealtà – e solo chi mostrava abbastanza lealtà aveva la libertà di curare i propri affari senza temere un’opposizione o le critiche della stampa, dato che Putin aveva tagliato le gambe a entrambe.

Simili riflessioni si leggono sui giornali di mezzo mondo, e benché difficilmente la stampa russa vi dedicherà qualche attenzione, il malessere dei cittadini è evidente: ci sono video che mostrano come Putin sia stato accolto malamente in diverse tappe del suo viaggio nei luoghi colpiti dal disastro. Davanti all’inefficacia del governo, diversi cittadini stanno utilizzando la rete per scambiarsi informazioni e assistenza, grazie a una serie di siti messi in piedi all’uopo. È molto difficile, probabilmente impossibile, che questi disastri generino dei sostanziali e significativi cambiamenti dell’opinione pubblica nei confronti del loro governo, che li porti per una volta a preferire il cambiamento alla stabilità. “Oggi però”, scrive la Tageszeitung, “la Russia ha capito che un paese che non è in grado di organizzare nemmeno una funzionante struttura anti-incendi non è proprio nella posizione migliore per prosperare e creare una propria Silicon Valley”.
https://www.youtube.com/watch?v=ruVqzlEPDZo