I servizi segreti israeliani accusati di istigare al terrorismo
Un uomo dice di essere stato istigato a uccidere, e ha delle eloquenti registrazioni
Qualche giorno fa la polizia israeliana ha arrestato un militante di estrema destra, Chaim Pearlman, con l’accusa di avere ucciso quattro palestinesi e averne accoltellati molti altri negli ultimi dodici anni. Fin dal momento del suo arresto però Chaim Pearlman ha dichiarato di essere innocente, e anzi di essere stato incoraggiato a colpire e uccidere da un agente dello Shin Bet, il servizio segreto israeliano, soprattutto in riferimento all’omicidio dello sceicco Ra’ad Salah, il punto di riferimento dei musulmani in Israele. Pearlman sostiene di essere stato raggiunto da una persona presentatasi come un agente segreto mentre distribuiva volantini propagandistici del suo movimento di estrema destra, e dice di aver registrato tutti i suoi incontri con quest’uomo.
Le registrazioni effettivamente ci sono, e sono eloquenti: si sente Pearlman rivendicare l’utilità della propaganda politica, delle attività non violente, e un uomo – il presunto agente segreto – incitarlo a compiere atti violenti. L’uomo dice a Pearlman che sono “un gesto estremo” può scuotere l’opinione pubblica, citando proprio l’omicidio di Ra’ad Salah come esempio di questi gesti estremi. La conversazione è piuttosto serrata. L’agente spiega a Pearlman che potrebbe ucciderlo lui, Salah, ma le misure di sicurezza dello sceicco gli impedirebbero di riuscirci. E che “non ucciderei mai un ebreo, sarebbe dura, ma non avrei problemi a uccidere uno di quelli lì. Le guerre fanno delle vittime”.
Poi istruisce Pearlman, dicendogli che lo sceicco vive un villaggio del nord e che ucciderlo non sarà un problema: “La macchina passa. Tu spari. Probabilmente l’autista muore, in ogni caso tu raggiungi la macchina e li finisci. Oppure metti una bomba nella macchina. Un classico. Cancelli ogni prova, tutto finisce dappertutto”. Durante l’intera registrazione Pearlman rifiuta gli inviti dell’agente, continuando a dirsi soltanto un’attivista politico. L’agente lo irride, quando Pearlman gli racconta del suo volantinaggio per denunciare un negozio che vendeva carne di maiale (gli ebrei non possono mangiarne). “Sarebbe stato molto più semplice metterci una bomba: la gente avrebbe capito il messaggio. Metti la bomba una volta, metti la bomba due volte, nessun’assicurazione gli fa più un contratto, il negozio chiude per sempre”. Si continua per diversi minuti, con Pearlman che rivendica l’importanza del lavoro sul lungo periodo e il presunto agente che gli spiega come un singolo episodio può condizionare il lungo periodo.
Lo Shin Bet ha negato ogni coinvolgimento negli omicidi, ma senza contestare l’autenticità delle registrazioni presentate da Pearlman, che rappresentano secondo loro il tentativo di estorcere una confessione a una persona che sospettavano appunto di essere responsabile di diversi atti di terrorismo.