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I pm chiedono l'accompagnamento coatto per Ghedini, che non va a deporre sul caso Unipol-BNL

© Marco Merlini / LaPresse
15-07-2008 Roma
Politica
Residenza di Ripetta - convegno "Giustizia: l'improrogabile necessità di riforme organiche"
Nella foto l'On. del Pdl e avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini
© Marco Merlini / LaPresse 15-07-2008 Roma Politica Residenza di Ripetta - convegno "Giustizia: l'improrogabile necessità di riforme organiche" Nella foto l'On. del Pdl e avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini

update delle 20.01: Ghedini ha diffuso un comunicato stampa per dire che la procura di Milano ha revocato la richiesta che aveva inoltrato alla giunta per le autorizzazioni della Camera. “La procura di Milano, preso atto che in data 8 febbraio 2010 ero legittimamente impedito, che non vi è stata nessuna successiva citazione, e che vi è sempre stata la disponibilità a recarsi in procura per dichiarare la impossibilità a testimoniare, essendo difensore in quel procedimento, ha inviato alla Camera dei Deputati la revoca della richiesta di accompagnamento coattivo”. La Reuters la prende con le pinze, scrivendo che “non è stato al momento possibile avere una conferma della notizia da una fonte indipendente”.

Raccontando del caso dell’intercettazione di Fassino sulla trattativa BNL-Unipol, abbiamo parlato di come Niccolò Ghedini, avvocato del premier e personaggio chiave della vicenda, abbia più volte dribblato la richiesta fattagli dai magistrati di chiarire i suoi rapporti con Fabrizio Favata. Favata è l’imprenditore che ha portato fisicamente il nastro con la voce di Fassino a casa di Berlusconi, e che dice di essere rimasto poi in contatto con lo stesso Ghedini per ottenere una qualche ricompensa.

Ghedini era stato convocato una prima volta in procura a fine gennaio, e non è andato a deporre giustificandosi con un “legittimo impedimento”. Viene convocato nuovamente a febbraio e la risposta e la stessa. Seguono altre convocazioni, e la risposta cambia: Ghedini dice che Favata è un suo cliente e quindi i suoi rapporti con lui sono coperti dal segreto professionale.

Per questa ragione la procura di Milano ha chiesto oggi alla giunta per le autorizzazioni della Camera il via libera per l’accompagnamento coatto di Ghedini, come testimone nell’ambito dell’inchiesta. La giunta esaminerà la richiesta mercoledì prossimo. Nel definire la richiesta “infondata ed erronea”, Ghedini ha detto di non aver potuto partecipare all’udienza di febbraio “perché impegnato per esami clinici”, ricordando nuovamente che il suo rapporto con Favata è vincolato dal segreto.

Che cosa sia l’accompagnamento coatto è spiegato dagli articoli 125 e 132 del codice di procedura penale.

L’accompagnamento coattivo è disposto, nei casi previsti dalla legge, con decreto motivato, con il quale il giudice ordina di condurre l’imputato alla sua presenza, se occorre anche con la forza. La persona sottoposta ad accompagnamento coattivo non può essere tenuta a disposizione oltre il compimento dell’atto previsto e di quelli conseguenziali per i quali perduri la necessità della sua presenza. In ogni caso la persona non può essere trattenuta oltre le ventiquattro ore. […] Se il testimone, il perito, il consulente tecnico, l’interprete o il custode di cose sequestrate, regolarmente citati o convocati, omettono senza un legittimo impedimento di comparire nel luogo, giorno e ora stabiliti, il giudice può ordinarne l’accompagnamento coattivo e può altresì condannarli, con ordinanza, a pagamento di una somma da euro 51 a euro 516 a favore della cassa delle ammende nonché alle spese alle quali la mancata comparizione ha dato causa.