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  • Venerdì 28 maggio 2010

Chi sono e cosa vogliono i maoisti indiani

Nella notte un attentato alle ferrovie indiane ha ucciso almeno 65 persone

Almeno sessantacinque morti nell’attentato di ieri alle ferrovie indiane nel Bengala occidentale, e oltre 200 feriti. Due treni si sono scontrati a causa della rimozione di un piccolo tratto di binario lungo 46 centrimetri. Diverse persone sono ancora intrappolate tra i rottami, e i soccorsi stanno lavorando per trarle in salvo. Secondo le autorità indiane gli autori dell’attacco sono i ribelli maosti, che da anni vogliono rovesciare il governo e costruire un regime comunista che protegga i più poveri. La Reuters spiega chi sono e cosa vogliono in cinque punti.

Chi sono i maosti?
Il primo scontro, da cui uscirono sconfitti, fu nel 1967, una rivolta contadina in un paese del Bengala occidentale. Dopo essersi riorganizzati negli anni ’80, iniziarono a reclutare centinaia di contadini poveri, equipaggiandoli con archi e frecce. Da allora le cose sono cambiate, e i maoisti comprano armi dai contrabbandieri cinesi — armi automatiche, esplosivi, mine — e, secondo le autorità indiane, puntano a far cadere il governo entro il 2050. Il loro leader militare è Koteshwar Rao, detto Kishanji, e quello politico Ganapati.

Quanto è grande il movimento?
Conta circa 20.000 combattenti, tra cui 6/7.000 professionisti, reclutati da un terzo dei paesi della nazione. Il gruppo rimane nascosto nelle giungle, e per spostarsi usa tratte che coprono piccoli villaggi isolati.

Quanto sono pericolosi?
Il primo ministro indiano Manmohan Singh li ha definiti la più grande minaccia alla sicurezza interna dall’indipendenza. Più di 1000 attacchi e 600 morti solo nel 2009, soprattutto in attentati a linee ferroviarie e fabbriche, nel tentativo di mettere in difficoltà le attività economiche.

Quanto sono rischiosi per l’economia?
Se l’impatto dei loro attentati è piccolo rispetto all’economia miliardaria dell’India, ogni successo dei ribelli è un messaggio di debolezza del controllo del governo sul territorio. Cresce quindi la preoccupazione per le aziende che vogliono investire in quelle zone, a fronte dell’ampia presenza di maoisti nelle aree ricche di minerali. Secondo le autorità, per finanziare il movimento i ribelli estorcono circa 300 milioni di dollari all’anno alle aziende.

Quali sono le aziende colpite?
Gli attentati hanno già rinviato i lavori della JSW Steel, la terza più grande azienda indiana produttrice di acciaio, e colpito più volte i depositi e i trasporti della più grande azienda mineraria del ferro indiana, la NMDC. Sono inoltre riusciti a fermare i lavori dello stabilimento di automobili della Tata Motors e rallentato quelli di altri due colossi mondiali dell’acciaio, Arcerol Mittal e POSCO.