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  • Venerdì 21 maggio 2010

Aldo Grasso contro Santoro, un giorno sì e un giorno no

Il fastidio del critico del Corriere per i "deliri di onnipotenza" ad Anno Zero ormai si pubblica a cadenza quasi quotidiana

© Marco Merlini / LaPresse
20-05-2010 Roma
Politica
Trasmissione televisiva 'Annozero'
Nella foto Michele Santoro

© Marco Merlini / LaPresse
Rome, 05-20-2010
Politic
Television political talk show 'Annozero'
In the photo Michele Santoro
© Marco Merlini / LaPresse 20-05-2010 Roma Politica Trasmissione televisiva 'Annozero' Nella foto Michele Santoro © Marco Merlini / LaPresse Rome, 05-20-2010 Politic Television political talk show 'Annozero' In the photo Michele Santoro

Aldo Grasso, Corriere della Sera, oggi 21 maggio 2010:

Se uno amasse davvero il Servizio pubblico dovrebbe cominciare ad astenersi dall’usare il Servizio pubblico per fatti personali, per regolare i propri conti con chi la pensa in maniera diversa, per ergersi a Sentinella Unica della Democrazia. E invece, ancora una volta, Michele Santoro ha aperto «Annozero» con un lunghissimo intervento dedicato alle sue vicende, al suo addio all’azienda.

Un monologo di venti minuti contro tutti, scritto e recitato, lo sguardo allucinato rivolto alla telecamera, uno show militante, un delirio di onnipotenza che farà testo. Ci sono molti modi per dirsi addio, anche in campo professionale, alcuni più eleganti e discreti, altri meno. Santoro ha scelto il più clamoroso, usando persino espressioni che appartengono al gergo delle vecchie soubrette («il mio pubblico»). Ha alzato il dito contro Sergio Zavoli, contro la Commissione di vigilanza, contro i vertici Rai, contro i politici del Pd che non lo hanno sostenuto, contro i direttori di giornale che non gli hanno dedicato un martirologio.

Aldo Grasso, Corriere della Sera, l’altroieri 19 maggio 2010:

Campione assoluto del ribellismo plebeo e dello show militante, Santoro ha sempre ottenuto buoni ascolti, da grande professionista della demagogia mediatica. Anche Bruno Vespa, anni fa, ha fatto qualcosa di simile: si è licenziato dalla Rai e, in cambio, ha ottenuto un sostanzioso contratto di collaborazione, quasi a vita. Ma almeno Vespa non ha mai fatto il barricadero, non ha mai vissuto il giornalismo come vocazione rivoluzionaria, non ha mai preteso di ergersi a paladino delle schiene dritte, non si è fatto eleggere al Parlamento europeo. Santoro no, da sempre è in missione per conto del suo Ego: vuole raddrizzare il mondo attraverso la tv. Fin dai tempi di «Samarcanda» quando dichiarava: «Noi di Samarcanda siamo così: facciamo le file, abbiamo macchine sfigate, andiamo a far la spesa nei supermercati, prendiamo la metropolitana. Gli altri però non capiscono che siamo come loro». Fagliela capire adesso, con quella buonuscita.