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  • Venerdì 14 maggio 2010

Cosa succede a Bangkok

Ieri i soldati hanno attaccato l'accampamento delle camicie rosse, sparando a uno dei leader

Continuano gli scontri tra soldati e camicie rosse nel centro di Bangkok, in Tailandia. Ieri notte le truppe hanno attaccato l’accampamento delle camicie rosse, sparando alla testa — probabilmente per mano di un cecchino — Khattiya Sawasdipol, uno dei leader militari del movimento, durante un’intervista con un giornalista del New York Times. Negli scontri di ieri è stato ucciso un uomo, che si va ad aggiungere ai 29 manifestanti morti dal 12 marzo in poi, il giorno d’inizio degli scontri.

Le truppe del governo stanno ora sparando pallottole di gomma e lanciando gas lacrimogeni contro i manifestanti, che difendono una zona di circa un chilometro e mezzo quadrato al centro della città, dove si erano accampati alzando delle barricate di sacchetti di sabbia per trincerare l’area. L’accampamento è situato in una zona commerciale e diplomatica della città, ora diventata una “zona di guerra virtuale”, come scrive Msnbc. Le ambasciate giapponese e statunitense, vicine all’area, sono state chiuse a causa degli scontri. Le camicie rosse hanno sequestrato e dato fuoco a due veicoli militari, e si riportano sette morti e più di un centinaio di feriti tra i manifestanti. Due giornalisti tailandesi e uno francese sarebbero stati feriti durante gli scontri.

I manifestanti chiedono da due mesi le elezioni anticipate. Accusano il primo ministro Abhisit Vejjajiva di essere salito al potere illegittimamente, grazie a brogli e supporto militare. Nelle ultime settimane le due parti sembravano aver raggiunto un accordo, che fissava le elezioni anticipate a novembre. In seguite a nuove richieste del movimento — che agisce in maniera poco organizzata — il patto è saltato e il governo ha fatto sapere che avrebbe evacuato l’accampamento dei manifestanti.

Negli ultimi tempi le camicie rosse hanno perso parte del supporto dei cittadini tailandesi. Il movimento, come scrive Patrick Winn sull’Atlantic, viene visto sia come un baluardo democratico contro il regime aristocratico, sia come un gruppo violento interessato ad acquisire potere. La verità è che raccoglie al suo interno fasce diversissime di tailandesi, dalla classe operaia sottopagata alla borghesia che vuole aumentare il proprio potere economico.

Tra i membri del movimento ci sono anche uomini come Khattiya, il generale colpito ieri, la figura militarmente più autorevole e temuta tra le camicie rosse. Da quando ha iniziato ad appoggiare il gruppo ha continuato ad appoggiarsi alla sua milizia personale, spingendo sull’acceleratore della violenza. Gli stessi leader del movimento hanno diverse volte ripudiato le azioni del generale. Che, seppur in gravi condizioni, sembra essere sopravvissuto al proiettile di ieri.

Thomas Fuller, il giornalista del New York Times che stava intervistando il generale al momento dello sparo, ha raccontato alla CNN cosa sia successo in quel momenti. Nel video anche le immagini di Khattiya subito dopo essere stato colpito.

Ce l’avevo davanti, mi stava guardando mentre rispondeva alle mie domande, e il proiettile lo ha colpito in fronte, almeno per quello che ho visto. È come se fosse passato sopra la mia mano e poi lo abbia colpito. Non ne sono sicuro al cento per cento ma da quello che ricordo il proiettile mi ha sfiorato la mano.

Le barricate dei manifestati sembrano un mix tra Mad Max e qualcosa di medievale. Hanno costruito un campo di fortuna con aste di bambu e pneumatici.

La mappa di BBC News dell’area degli scontri.