L’ipotesi 1821
Nel 1821 le eruzioni del vulcano islandese durarono più di un anno: forse sta succedendo di nuovo
Iniziò nel dicembre 1821, si fermò nel gennaio 1823. Quattordici mesi di piccole eruzioni, pause, eruzioni più forti, altre pause e poi ancora eruzioni. Ma mancavano ancora un’ottantina d’anni al giorno in cui volò il primo aereo, e ora le cose sono cambiate. Oggi, un altro periodo come quello dal 1821 al 1823 causerebbe all’umanità danni logistici ed economici enormi. E probabilmente darebbe il via a centinaia di saggi e articoli su come andrebbe ripensato il nostro rapporto con la natura.
La prima eruzione del 1821, causata dallo scioglimento del ghiacciaio, fu in parte diversa da quella del marzo scorso: il vulcano eruttò anche fluoruro, potenzialmente mortale per gli esservi viventi, umani compresi. Dopo forti eruzioni nei primi giorni, per sei mesi il vulcano continuò a espellere cenere in basse quantità. Sette mesi dopo, nel giugno del 1822, tornò a eruttare con potenza alte colonne di cenere per più di un mese, fino a stabilizzarsi in parte nel periodo successivo, nonostante i contandini islandesi abbiano continuato a trovare mucche e pecore morte intorno all’aera del vulcano, molto probabilmente a causa del fluoruro. La brutta notizia, come se queste non bastassero, è che al termine del periodo d’attività di Eyjafjallajokull eruttò un altro vulcano islandese, il Katla, con molta più potenza del primo. Ed è possibile che succeda di nuovo.
Con le nuove eruzioni di questi giorni, forti quanto quelle di metà aprile, riprende quindi forza una delle ipotesi, già riprese dal Post, che il professore di fisica teorica Michio Kaku pubblicò sul Wall Street Journal: il 2010 potrebbe essere un altro 1821. Il problema è che, se questo fosse vero, gli esperti non sarebbero in grado di dirci quanto tempo potrebbero durare le eruzioni. Bloccando così l’industria aerea — e non solo — in un periodo di imprevedibilità e frustrazione.
Oggi la Spagna ha chiuso 19 aeroporti a causa della nuova nube di cenere in arrivo dall’Islanda, e circa 5000 voli sono stati annullati. Funzionari della Eurocontrol — l’ente europeo per la sicurezza del traffico aereo, qua il suo twitter con tutte le novità sulla situazione — hanno fatto sapere che la maggior parte dei voli tra l’Europa e il Nord America sono stati dirottati verso altre destinazioni, a sud o a nord della nuvola lunga circa 2000 chilometri.
In attesa di capire come si comporterà il vulcano, ora è il vento che deciderà gli spostamenti della nube. Le previsioni dicono che, dopo essersi spostata da nord a sud, la nube dovrebbe ora muoversi dalla Spagna verso nord-est, cioè verso Francia e Italia.
La mappa della nube di Eurocontrol
La foto satellitare della nube dell’Earth Observatory della NASA