Tutta colpa vostra

Care e-lettrici e cari e-lettori,

il Pd ha deciso: è tutta colpa vostra. Dei vostri tweet e dei vostri commenti. Siete il «popolo della rete», quello che fa sbagliare (!) i parlamentari con le sue indicazioni. Non ci interessa sapere se abbiate una vita o un lavoro (o non l’abbiate). Ci interessa solo poter dire che i vostri tweet (e anche gli sms) sono eversivi.

Non è un problema di età: il gruppo dirigente del Pd la pensa così. Lo pensa Speranza, lo pensa Bersani, lo pensa il segretario regionale della Lombardia, lo pensano gli altri leader. Lo pensa anche Renzi, a suo modo (dice elegantemente: «a ogni cinguettio, c’è qualcuno che se la fa addosso»).

Peccato, però, che qualcuno le stesse cose le avesse dette prima che si alzasse l’onda anomala di messaggi sul web (cfr., ad esempio, qui).

Peccato che su Facebook, sulle nostre pagine, fossero i nostri stessi amici e sostenitori a dichiarare apertamente il proprio disagio.

Peccato che lo stesso scrivessero i segretari di circolo del Pd, ad esempio il mio.

Peccato che i giovani di #occupyPd (hashtag che lanciai in un’altra occasione, tra l’altro) fossero i Giovani Democratici, non i Giovani Stellini (con l’occasione, li ringrazio, per essersi mobilitati, per avere voluto portare al Pd le loro preoccupazioni e speranze).

Peccato che il mio numero di cellulare, come quello di tanti altri parlamentari, non sia conosciuto dagli urlatori della piazza tumultuante, ma solo dalle persone che mi conoscono e che fanno politica con me.

Peccato che i sondaggi – come quello di oggi – avessero indicato che soltanto una percentuale al di sotto del 10% degli elettori del Pd fosse d’accordo per uno schema delle larghe intese e con il Presidente scelto da Berlusconi in una rosa di nomi da noi proposta (da cui è uscito Marini).

No, è tutta colpa dei social network, dell’inadeguatezza (Bindi dixit) dei nuovi parlamentari, che non hanno idee, no, loro guardano solo i palmari e si fanno dare la linea da generici elettori scatenati.

Ora, se c’è qualcosa di palmare, è la falsità di queste posizioni e l’incredibile scarica barile (punto it) che il Pd sta facendo verso i suoi stessi elettori. Lo stesso faranno tra qualche ora per il governo Pd-Pdl: diranno che quelli che non sono d’accordo stanno sulla rete e non vogliono il bene del Paese.

Per quanto mi riguarda, è esattamente il contrario. E continuerò a dirlo e a leggere gli sms, i tweet e i commenti. Che sono commenti a cose che scrivo io, per altro, non a parole che mi suggerisce qualcuno. Quello che penso. Che è semplicemente diverso da quello che pensano altri. Molto diverso.

P.S.: i parlamentari che conosco, eletti nel mio collegio, hanno tutti votato Romano Prodi. Due sono stati amministratori in Comune, non proprio degli esordienti totali. Si chiamano Lucrezia Ricchiuti e Roberto Rampi. Vorrei piuttosto sapere chi sono i 101 che non hanno votato Prodi e non hanno nemmeno preso in considerazione Rodotà. Perché sono convinto che hanno poco a che fare con i neo-eletti e con i giovani. E magari non hanno nemmeno Twitter.

Pippo Civati

Pippo Civati è il fondatore e direttore della casa editrice People. È stato deputato eletto col Partito Democratico e ha creato il movimento Possibile. Il suo nuovo libro è L'ignoranza non ha mai aiutato nessuno (People).