Un computer di Google ha battuto il campione mondiale di “go”

Un sistema di intelligenza artificiale ha vinto la prima di cinque partite contro il sudcoreano Lee Se-dol a un gioco complicatissimo

Lee Se-dol, a destra, nella partita contro AlphaGo. (AP Photo/Lee Jin-man)
Lee Se-dol, a destra, nella partita contro AlphaGo. (AP Photo/Lee Jin-man)

Mercoledì 9 marzo AlphaGo, un programma di intelligenza artificiale sviluppato dai programmatori di Google, ha battuto il sudcoreano Lee Se-dol, campione mondiale di un complesso gioco da tavola molto diffuso in Asia e chiamato “go”: quella di oggi era la prima di cinque partite che il computer giocherà contro Lee. Lo scorso ottobre lo stesso programma aveva battuto il campione europeo di go, in quello che era stato considerato un risultato inaspettato e importantissimo per le ricerche sulle intelligenze artificiali.

Lee ha giocato la sua partita – che è stata trasmessa in diretta su YouTube – in un hotel di Seul, in Corea del Sud, e BBC ha scritto che è sembrato essere in vantaggio per tutta la partita, prima che AlphaGo la ribaltasse a suo favore negli ultimi venti minuti. Lee ha quindi dato vinta la partita al computer: alla fine «era nervoso, sospirava e scuoteva la testa». Prima della partita si era invece detto molto sicuro che avrebbe vinto. Lee e AlphaGo giocheranno altre quattro partite nei prossimi giorni, contendendosi un premio di un milione di dollari (Google ha detto che se vincerà li donerà in beneficenza).

A go, un gioco nato circa 3.000 anni fa in Cina, si gioca in due davanti a una griglia 19 x 19 che viene chiamata goban. Per vincere è necessario conquistare una porzione di goban superiore a quella dell’avversario, collocando le proprie pedine sulla griglia. Ogni giocatore può catturare una o più pedine dell’avversario se riesce a circondarle completamente con le proprie. Ogni giocatore deve quindi muoversi cercando di bilanciare le necessità di espandere il controllo sulla griglia con quella di difendersi dall’avversario. Il gioco finisce quando entrambi i giocatori passano a vicenda una mano, cosa che indica il fatto che nessuno dei due ha ulteriori possibilità di espandere il proprio territorio o di ridurre gli spazi occupati dall’avversario. Su un singolo goban ci sono 4,63 x 10170 diverse posizioni possibili, dato che fa ben capire quale sia l’enorme livello di complessità del gioco.

Dei computer in passato hanno battuto campioni mondiali di scacchi. Nel 1997 per esempio si svolse una celebre serie di partite tra il computer di IBM DeepBlue e il famoso campione russo Garry Kasparov: Kasparov vinse la prima, perse la seconda (che in seguito disse essere stata truccata), pareggiò le tre seguenti e perse l’ultima per un errore nell’apertura. La serie si concluse così 3½ a 2½ per Deep Blue: IBM, dopo la grande pubblicità ottenuta, smantellò il computer negando a Kasparov – che aveva comunque vinto un’altra serie contro DeepBlue nel 1996 – la possibilità di una rivincita.

Il go, però, è considerato un gioco molto più complesso degli scacchi, con molte più combinazioni e possibilità: l’apertura degli scacchi, per esempio, ha 20 mosse disponibili; quella del go ne ha 361. I computer per potersi misurare con gli umani quindi devono sostanzialmente avere delle “intuizioni” molto simili a quelle delle persone. AlphaGo è stato sviluppato da Google DeepMind, azienda britannica acquisita nel 2014 da Google e ora controllata da Alphabet, la nuova conglomerata che controlla le attività del motore di ricerca e le numerose altre aziende costituite negli ultimi anni per sfruttare le sue risorse finanziarie e produrre innovazioni di vario tipo. La serie di partite tra AlphaGo e Lee è considerata dagli scienziati un banco di prova importantissimo per verificare il livello raggiunto nel settore dell’intelligenza artificiale. Prima della partita, Lee ha detto a BBC che «giocare contro una macchina è molto diverso rispetto a giocare contro un vero avversario umano. Normalmente puoi sentire il respiro dell’avversario, la sua energia. E molte volte prendi decisioni che dipendono dalla reazione fisica della persona contro la quale stai giocando. Con una macchina non puoi farlo». Sui 50 milioni di persone che vivono in Corea del Sud, circa 8 milioni giocano a go: Lee è molto popolare, e la partita contro AlphaGo era molto attesa.

Demis Hassabis, CEO di Deepmind, ha spiegato che AlphaGo ha iniziato studiando partite del passato, e poi giocando milioni e milioni di partite, «imparando dai suoi errori». Il sistema è quindi oggi ancora più forte rispetto a quando ha battuto il campione europeo lo scorso ottobre. Per gli scacchi, a voler semplificare, i computer vengono programmati per calcolare e tenere traccia delle conseguenze di un grande insieme di mosse possibili sulla scacchiera. I computer decidono poi quale mossa fare basandosi sulle possibilità che ha ciascuna mossa disponibile di portare alla vittoria finale. Nel go però, per via dell’altissimo numero di combinazioni, questi calcoli sono impossibili nei tempi previsti normalmente per un turno di gioco, e quindi ad AlphaGo è stato insegnato a imitare il modo in cui ragiona un essere umano, aggiungendo quindi qualche livello di incertezza e di istinto ai suoi algoritmi, ha spiegato Hassabis. Rispetto a DeepBlue, quindi, AlphaGo fa per ogni mossa una quantità di calcoli migliaia di volte inferiore: in un certo senso è quindi più intelligente, in termini umani e di capacità di ragionamento. Due anni fa Rémi Coulom, un informatico che aveva sviluppato l’allora miglior computer che giocasse a go, aveva previsto che sarebbero dovuti passare altri dieci anni prima che un’intelligenza artificiale battesse un campione mondiale. L’obiettivo che DeepMind sta cercando di raggiungere è quello di creare un’intelligenza artificiale completa, che potrà avere applicazioni importantissime in molti campi, e quello del go è sostanzialmente un modo per testare i progressi.