La causa Facebook — Winklevoss

I gemelli cercano da tempo di far ripartire il contenzioso con Zuckerberg

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare con insistenza della possibilità che i gemelli Winklevoss (resi celebri soprattutto dal film The social network) abbiano avviato una nuova azione legale contro Facebook e i suoi responsabili, accusati di aver rubato ai due fratelli l’idea del social network. Come spiega Liz Ganne su All Things D, intorno alla notizia si è creata un po’ di confusione. Al momento non ci sarebbe alcuna nuova iniziativa legale, ma solamente qualche documento in più emerso online che conferma come i Winklevoss non siano soddisfatti dell’accordo raggiunto con Facebook che ha portato alla risoluzione del loro contenzioso.

La documentazione contiene un resoconto [pdf] inviato da Facebook alla Corte distrettuale della California, dove i due gemelli hanno depositato la loro iniziativa legale per contestare l’entità della cifra ricevuta grazie all’accordo stretto con il social network – si parla di 65 milioni di dollari – ritenuta troppo bassa rispetto all’effettivo valore del sito utilizzato da oltre mezzo miliardo di persone. Secondo i Winklevoss, i responsabili di Facebook avrebbero fornito informazioni parziali sul valore della società, offrendo così una quantità inferiore di azioni dell’azienda.

Nel resoconto circolato online negli ultimi giorni, i legali di Facebook cercano di ricostruire la vicenda, utilizzando toni più vicini a quelli del film The Social Network ispirato alla storia di Mark Zuckerberg che alle aule di tribunale:

Questo appello nasce dall’accordo raggiunto in un contenzioso legale piuttosto rancoroso tra due estremi. Da una parte c’era l’imputato Facebook con il suo fondatore e CEO Mark Zuckerberg. Dall’altra c’erano gli appellanti, che avevano fondato un concorrente fallimentare di Facebook chiamato ConnectU (CU). I fondatori di CU hanno sostenuto di aver avuto l’idea di Facebook per primi, e che Facebook gliel’avrebbe poi rubata. Facebook ha negato queste accuse e, da parte propria, ha accusato ConnectU e i suoi fondatori per esser penetrati illegalmente nei propri sistemi, rubando milioni di indirizzi email, utilizzati poi per lo spamming. Nel corso di una mediazione globale, le parti hanno firmato un “Contratto e un Accordo”. Con l’obiettivo di chiudere pacificamente il contenzioso, Facebook ha accettato di acquisire ConnectU per [omissis] dollari e [omissis] azioni di Facebook, una delle più promettenti startup del mondo. Circondati da uno stormo di avvocati, i fondatori di CU hanno firmato il patto. Poi hanno iniziato a soffrire il rimorso per aver patteggiato. Ora chiedono a questa Corte di sollevarli dal patto che hanno sottoscritto per immergersi nuovamente in un contenzioso per fare terra bruciata.

Dal testo del resoconto inviato da Facebook alla Corte emergono con maggiore chiarezza i rapporti tra le parti in causa, che sono naturalmente più complessi e articolati di quanto non traspaiano nel film su Zuckerberg. Nel documento si ricorda che, come parte dell’accordo, i responsabili di Facebook decisero di acquisire ConnectU e di mantenerlo operativo fino alla fine del 2008, anche se il sito web non generava certo lo stesso traffico di Facebook. Per i responsabili del social network, l’accordo raggiunto con i Winklevoss era definitivo e blindato, mentre i gemelli ora parlano di una “bozza” che andrebbe rivista alla luce dei nuovi elementi emersi sull’effettivo valore di Facebook.

Per risolvere il contenzioso, ai Winklevoss fu offerta una certa quantità di azioni di Facebook. Il social network non è però quotato in borsa, così per stabilire il valore delle azioni le parti decisero di utilizzare la stima formulata da Microsoft, che aveva da poco pensato di investire nella società. Il valore di ogni azione venne così fissato a 35,90 dollari, una cifra molto distante dagli 8,8 dollari per azione stimati da una successiva analisi interna condotta dalla società. I Winklevoss vorrebbero ora applicare la cifra della valutazione interna perché così con la stessa cifra del risarcimento potrebbero conquistare un maggior numero di azioni di Facebook, quasi il quadruplo.

Nel resoconto inviato alla Corte distrettuale della California, i legali di Facebook spiegano perché questa richiesta a loro modo di vedere non stia in piedi:

I fondatori di ConnectU vogliono far credere a questa Corte che l’unica valutazione di cui erano a conoscenza fosse quella da 15 miliardi di dollari del comunicato stampa di Microsoft, e che quindi quella valutazione fosse considerata come sacra. Costoro dipingono poi la valutazione 409A [quella interna, ndr] sulla quale fanno affidamento in questa sede come un evento sismico nella storia della società, come se un fulmine a ciel sereno avesse scolpito su un paio di tavole il valore 8,8 dollari. Si tratta in tutti e due i casi di false rappresentazioni.

La valutazione dell’effettivo valore delle azioni Facebook cambia del resto a ogni nuova stima. Una ricerca interna precedente alla valutazione esageratamente alta di Microsoft aveva fissato il valore delle azioni per i dipendenti a 6,61 dollari.