“Ho cominciato a osservare con nuovi occhi il passato”

La lunga lettera di Fini al Corriere della Sera, un pochino autocritica

Oggi Gianfranco Fini risponde con una lunga lettera alle accuse che ieri gli aveva mosso Ernesto Galli della Loggia sul Corriere sottolineando le contraddizioni del suo percorso e delle sue dichiarazioni di oggi. È una lettera molto ricca di rivendicazioni del diritto di cambiare opinione e di ammissioni di possibili errori. Ma secondo la nuova risposta di Galli della Loggia manca ancora di spiegazioni su quei cambiamenti di opinione e quegli errori.

L’editoriale di ieri di Ernesto Galli della Loggia affronta direttamente, senza ipocrisie e titubanze, la situazione in cui si trova il centrodestra italiano. Accanto alla riflessione molto critica nei confronti del Pdl, viene affrontata anche la questione della futura leadership della destra italiana ed essendo stato direttamente chiamato in causa non posso esimermi dal rispondere.
Galli della Loggia illustra con nettezza il problema che ormai da molto tempo viene denunciato da studiosi e osservatori che si riconoscono nell’area cosiddetta finiana, e che io stesso ho ripetutamente posto, ovvero che la leadership berlusconiana non ha consentito, e forse nemmeno voluto, la creazione di un vero partito “organizzato e strutturato come tale, portatore di esigenze, centro di relazioni con ambienti e personalità diverse, elaboratore di proposte, collettore di idee”, nonché, “centro effettivo di decisioni vincolanti per tutti, anche per i suoi capi”. Forse proprio la mia lunga esperienza alla guida di un partito vero, dove l’esercizio della leadership e la gerarchia hanno sempre fatto con i conti con il pluralismo e la competizione interni, mi ha reso più refrattario ad accettare il partito non-partito che è diventato il Popolo delle Libertà.
Ma questa esperienza mi viene rinfacciata da Galli della Loggia, che sbrigativamente mi liquida come “l’ultimo segretario del partito neo-fascista”. Io non nego ciò che sono stato, non nego il mio passato. Di quel passato conservo la ferma convinzione che la politica sia innanzitutto uno strumento al servizio della comunità nazionale e dei suoi cittadini e in una prospettiva più ampia, uno strumento che può aiutare a costruire un futuro migliore, più sicuro e più prospero, per tutti.
Tuttavia, rivendico il diritto di cambiare opinione, assumendone tutta la responsabilità. Accade di cambiare opinione, quando ci si pone con umiltà e senza pregiudizi di fronte alle cose della vita, alla storia, ai mutamenti che investono la società nella quale si vive. E in questo mio percorso, politico ma anche esistenziale, ho guidato il mio partito verso il cambiamento. Credo in buona fede di avere raggiunto dei risultati: non sono stato solo l’ultimo segretario del Movimento sociale, sono stato anche il primo di Alleanza Nazionale, l’artefice di Fiuggi e della faticosa strada che ne è seguita. Quando mi sono recato in Israele è stato anche attraverso la piena e profonda comprensione della tragedia della shoah e delle responsabilità del fascismo che ho cominciato ad osservare con nuovi occhi il passato, il presente e il futuro. E così ha fatto chi da destra mi ha seguito in questo lungo e importante percorso. In questa avventura personale e politica ho incontrato anche nuovi compagni di strada, che mi sono oggi vicini e, pur con altre storie politiche alle spalle, oggi con me condividono la speranza di una Italia diversa.

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