La guerra di Totti, storia già vista

Ieri, come dicono tutti i giornali, con la conferenza stampa di Francesco Totti, si è chiusa una storia. Tutti sanno, però, che se ne apre un’altra. Non è difficile prevedere che alla prima occasione scatterà la contestazione contro la società Roma, i suoi dirigenti. I tifosi, soprattutto la sua parte militante, la curva sud, sono già schierati. Lo sa la società, lo sa lo stesso Totti. Non è difficile prevedere che sarà un inizio di stagione complicato per la Roma e per il suo nuovo allenatore, Paulo Fonseca, che probabilmente delle dinamiche calcistiche italiane sa poco (tra l’altro Totti ha ben fatto capire che lui avrebbe scelto un altro allenatore). E non è difficile immaginare quali slogan e striscioni saranno preparati per Franco Baldini, il grande nemico, il dirigente indicato come la causa vera dell’addio di Totti.

In fondo era già successo poco più di due anni fa quando l’allora allenatore, Luciano Spalletti, iniziò a tenere Totti in panchina facendo capire senza tanti giri di parole che come giocatore era agli sgoccioli e che insomma la Roma doveva cavarsela senza di lui. Con quelle decisioni Spalletti segnò la fine della sua esperienza romanista. Il giorno dell’addio di Totti, trasmesso in diretta, quando le telecamere inquadrarono Spalletti partì un uragano di fischi. Tutto già previsto, lui era preparato, sapeva che sarebbe successo.

Intendiamoci, io non so chi abbia ragione tra Totti e la Roma. Fanno però un po’ strano i giornali di oggi che grondano di editoriali in cui si divide questa storia tra il buono e i cattivi. Da una parte il giocatore-bandiera dall’altra il calcio business. Come se Totti non sia lui stesso stato business, per se stesso, per la società, per gli sponsor. Come se lui stesso non fosse ingranaggio di quel business.

Succede da tempo. Tanti anni fa un presidente del Milan, Albino Buticchi, era il 1975, osò dire che avrebbe preso in considerazione uno scambio tra Gianni Rivera e Claudio Sala del Torino. Rivera non la prese bene, reagì e la curva sud del Milan si schierò, ovviamente con il giocatore bandiera. Ricordo un Milan Inter di coppa Italia, una delle mie prime volte allo stadio, in cui curva sud e curva nord, e cioè Fossa dei Leoni e Boys, i due gruppi allora esistenti, siglarono una surreale alleanza e scesero insieme ai Distinti per mettere in atto una contestazione violentissima contro Buticchi e Giagnoni, allora allenatore dei rossoneri.

Quando i tifosi, e soprattutto le curve, si schierano, la storia è scritta. Buticchi se ne andò, il Milan fu comprato da un gruppo vicino a Rivera. Succede anche a parti inverse. Quest’anno nella folle contesa tra Mauro Icardi e dirigenza dell’Inter la curva nord si è schierata pesantemente contro il giocatore, contestato violentemente con slogan a ogni partita. Anche in questo caso, storia scritta. Icardi lascerà l’Inter.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.