Il 27 giugno 1980, tra Ustica e San Siro

L’ultimo contatto radio tra il volo Itavia IH870 e il controllo di Roma avvenne alle 20.58. Era il 27 giugno 1980. Non so a che ora Bob Marley salì sul palco a San Siro, quella sera. Ma in quel momento l’aereo era già esploso su Ustica, 81 persone erano morte. Io e tanti, tantissimi altri quella sera eravamo in un mondo a parte, dentro San Siro, mica si chiamava Meazza allora. Eravamo in un’adunata di popolo enorme, il raduno di una generazione. Faceva un caldo boia, questo lo ricordo bene. Ragazzetto militante e intruppato ero arrivato a San Siro alle dieci quella mattina: facevo parte del servizio d’ordine. C’erano i militanti di tutti i gruppi di sinistra, ma non solo. Ricordo che del servizio d’ordine facevano parte anche una cinquantina di persone della curva sud di San Siro, quella del Milan, allora totalmente orientata a sinistra. C’era quello che poi fu chiamato l’ultimo imperatore, uno che allo stadio ora non può più mettere piede, e non perché glielo impedisce la polizia.

Non successe nulla quel giorno, nulla di nulla, ed era un’anomalia allora per i concerti. Peace and love davvero, tutti insieme, là dentro, a 40 gradi. A un certo punto i pompieri in servizio iniziarono a usare gli idranti per lanciare l’acqua in alto e farla ricadere sulla gente, una pioggia enorme a rinfrescare chi era sotto il sole senza nessuna protezione. Era tutto pieno, sul prato e sulle gradinate, allora c’erano distinti e popolari, niente di più. Il terzo anello sarebbe arrivato per Italia 90 insieme a una pioggia di miliardi finita in un immenso buco nero. Suonò Pino Daniele verso le quattro del pomeriggio, lo ascoltarono in pochi. Suonarono altri, e intanto fumavano tutti, quasi tutti. C’era un profumo intenso, continuo. Non ricordo con quale canzone Bob Marley iniziò. Ricordo che No Woman No Cry la cantarono tutti e che quando partì Redemption Song su ai popolari erano stati accesi dei fuochi, con i fogli di giornale, e nel buio l’effetto era da serata di quelle che poi negli anni ti ritrovi a dire “Io c’ero, quel giorno”. Passavano alte le luci degli aerei, nessuno di noi sapeva che uno di loro era precipitato.

Poi Bob Marley morì, meno di un anno dopo, era già malato la notte di San Siro. Di che cosa era accaduto a Ustica sapemmo il giorno dopo. Di come e perché non lo sappiamo ancora oggi, o non lo sappiamo con certezza. Sono passati 32 anni da allora, una marea di tempo per tutti noi che eravamo lì quella notte, una marea di tempo per tutta l’Italia, una marea di tempo per chi quel giorno aveva persone care a bordo dell’aereo esploso su Ustica. Abbiamo dovuto sentire ogni tipo di bugia da quel giorno. Trentadue anni e ancora chi sa tace, e mente.

Poco più di un mese dopo quell’adunata di popolo a San Siro alla stazione Bologna esplose una bomba che cancellò la vita di 85 persone e quanto di bello c’era stato quell’estate.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.