Il mostro di Firenze e il “grande vecchio”

Tutti, o quasi, sono convinti che la storia dei delitti passati alla cronaca come quelli del mostro di Firenze, sia ormai strafinita da anni. Morta e sepolta. Non è così, o almeno non era così fino a qualche giorno fa. Certo, l’ultimo delitto è del 1985, agli Scopeti. In tutto otto duplici omicidi, iniziati nel 1968. In posti che rimarranno sempre inesorabilmente legati a quei fatti: Scandicci, Signa, Le Bartoline, Gigoli, Baccaiano. Finirono in carcere in tre per quegli omicidi. Pietro Pacciani, il più famoso, si beccò una serie di ergastoli, poi fu assolto. Lo chiamavano “il vampa”, perché era parechio incazzoso, avvampava subito. Doveva esserci un nuovo processo ma morì prima, d’infarto (ma secondo ditetrologi e complottisti fu avvelenato). Sono morti anche Giorgio Lotti, detto “katanga”, e Mario Vanni, lo chiamavano il “torsolo”. Fu lui a tirare fuori l’espressione “compagni di merende”. Era un personaggio tragico e grottesco, se ne usciva spesso urlando “eia eia alalà, ritorneremo”. Lo fece anche in aula, i giudici non gradirono.

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Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.