Il congresso anticipato del PD

L’ultima di giornata è uno scontro al calor bianco fra Matteo Orfini e Francesco Boccia, giovani importanti dirigenti del Pd profondamente divisi non solo sul giudizio sul governo Monti ma sul profilo politico generale del partito. Le accuse che volano riguardano il passato (ci si dà delblairino, come Orfini con Renzi, o del tardo socialdemocratico, come Boccia con Orfini) ma è chiaramente aperto il confronto su quale Pd portare alle elezioni e forse al governo.
Del resto Boccia ieri e Orfini nel recente passato hanno entrambi evocato il fantasma di una verifica interna di tipo congressuale.
In questa situazione, il rimprovero rivolto anche da Bersani a Matteo Renzi di impostare la campagna per le primarie più come conta paracongressuale che come scelta del candidato per palazzo Chigi è teoricamente sacrosanto, ma vano.
Sarà giusto e utile, per Bersani, attaccare lo sfidante con questo argomento, ma sarà impossibile evitare questa sorta di improprio anticipo rispetto alla scadenza congressuale del 2013. Anche perché l’offensiva politica fino ad adesso più forte, organizzata ed efficace è partita proprio sotto l’ala di Bersani, dall’interno della sua segreteria. Non è forse di sapore congressuale l’aperta battaglia dichiarata dalla sinistra di Fassina e Orfini contro Monti e contro i montiani di Veltroni e Letta (sfidati ieri a schierarsi con Renzi), con toni da rottamatori verso la nomenclatura e perfino critici col segretario?
Tant’è vero questo, che nelle prossime settimane la dinamica più interessante nel Pd sarà proprio all’interno della maggioranza bersaniana. Soprattutto dalle regioni del Nord (come raccontiamo oggi) verrà a Bersani la richiesta di recuperare il profilo da “ministro di Prodi”, emiliano pragmatico con venature liberal, mettendo la sordina ai toni gauchisti dei suoi giovani leoni. Non ci si preoccupa solo per l’identità del Pd, troppo monoculturale e lontana da quella delle origini. Ci si preoccupa per le praterie regalate a Renzi. E soprattutto per un risultato alle elezioni politiche che di questo passo potrebbe diventare assai problematico.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.