Un’intervista da aspirante premier

Così, appena prima della pausa estiva, Bersani tira fuori il profilo alto e si smarca dall’immagine di un Pd troppo sbilanciato a sinistra. Intervistato dal Sole 24 Ore, il segretario riapre il bagaglio delle competenze da ministro e torna quello che gli imprenditori (soprattutto piccoli e medi) seguivano e rispettavano con i governi Prodi.

L’intento dell’intervista è evidente. Nel Pd non c’è spazio per revisionismi sulla linea europeista e per un approccio ideologico alla crisi globale, ma solo per una ricerca pragmatica, caso per caso e problema per problema, della soluzione migliore. Non si possono negare gli errori del passato né la pesantezza del debito, non c’è da dichiarare alcuna guerra alla Germania e ogni impegno preso a Bruxelles va rispettato: questo per segnalare all’Europa che un Pd al governo non vorrebbe dire rinegoziazione dei patti stipulati né allentamento del rigore.

Lo scarto rispetto al presente (e a Monti) è altrove, è nel concentrare ogni nuova politica nella ripresa della produzione industriale (di qualità, con efficienza energetica e modernità tecnologica) e dell’occupazione. Il metodo è un mix di investimenti pubblici (contrattati con la Ue), forte semplificazione delle procedure, impiego transitorio della Cassa depositi e prestiti per aiutare i medio-piccoli.

E le risorse? Con il Sole, Bersani attenua l’enfasi sulla patrimoniale e non si tira indietro rispetto ai tagli: parla di «sbaraccamento» della giungla dei consorzi e si ritrova nei piani del ministro Grilli e di Astrid. Insomma, rimane allineato all’ultimo Monti. Le riforme delle pensioni e del lavoro andranno aggiustate (non cancellate), sui contratti grande preferenza per spostare il peso su quelli aziendali.

È un Bersani più preciso di quanto sia stato in passato su questi temi, come se avvertisse il bisogno di non far gonfiare leggende sui propri progetti. Non si perde fra discontinuità e conferma dell’agenda Monti (il dibattito più à la page nel Pd), ma è sicuro che ieri, per telefono, il presidente del consiglio in carica avrà espresso apprezzamento per gli impegni assunti dal suo aspirante successore.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.