La discontinuità del governo Monti

Poi arriva sempre la correzione, la specificazione, ieri anche la telefonata di rammarico. Nessuno però può dubitare che ci sia una linea precisa nella politica comunicativa di Mario Monti fuori dall’Italia. Non sarebbe scandaloso se ci fosse anche la malizia di colui che è riconosciuto come il leader europeo del momento e aspira magari a consolidare il ruolo per il futuro. L’importante è che i messaggi di Monti aiutino lo sforzo del paese. Per capirci (visto che si parla di Berlusconi): che facciano l’opposto dei danni catastrofici che la sbrindellata comunicazione berlusconiana causava fino al novembre scorso, e continua a causare.

Fuori dall’Italia non sono tenuti a decifrare le convulsioni del Pdl. Per loro Berlusconi ha dichiarato di volersi ricandidare e dispone di un elettorato vasto: quando i suoi seguaci straparlano di uscita dall’euro, a Londra a New York e a Francoforte possono anche pensare che questa sia gente in grado di riprendersi il potere a Roma. Questa è, oltre confine, «l’incognita Italia» per il 2013.

Il discorso di Monti è sempre teso a presentare un’Italia che rompe coi vizi del passato. Le parole – accompagnate dai fatti di otto mesi, quantificabili nell’avanzo primario più consistente dell’eurozona – si sforzano di ricostruire la fiducia internazionale verso di noi. Inevitabile che il messaggio finisca per contenere un giudizio negativo sull’ultimo governo: letto sul WSJ, è semplicemente la conferma della solida opinione che la business community ha maturato su Berlusconi. E a sinistra dovrebbero capire che se un colpo arriva anche dall’altra parte (contro i guasti del consociativismo), Monti sta solo completando il messaggio sulla necessaria discontinuità. Un messaggio che dovrebbe essere fatto proprio da coloro che hanno l’ambizione di governare e riformare dopo di lui. A parte il fatto che il consociativismo era stato pienamente assorbito dalla prassi berlusconiana, diventando solo ideologicamente selettivo nei partecipanti al tavolo. E c’è anche questo, in quei 1200 teorici punti di spread.
Solo teorici per fortuna, ma non per caso.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.