Renzi e la Strada Meno Battuta

Ieri sera Renzi ha annunciato la sua separazione dal Partito Democratico: probabilmente la cosa di cui si parlerà di più in Italia nei prossimi giorni. Questo post non commenta però il valore politico o strategico di questa decisione, ma – diciamo così – una morale poetica involontariamente nascosta nell’annuncio.

Senza rendere esplicito a cosa si stia riferendo, Renzi usa un curioso abbinamento: Robert Frost, uno dei più celebrati poeti americani, e Jovanotti. Su Instagram spiega che il verso di Frost gli arriva dall’Attimo Fuggente, il film del 1989 in cui Robin Williams interpreta un insegnante idealista, romantico, e anticonformista.

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La scelta è squisitamente renziana. Uno degli architetti dell’alleanza politica che ora governa l’Italia annuncia la separazione dal partito di cui è stato segretario – un fatto pubblico importante – senza parlare di grandi questioni, disaccordi politici, problemi di policy, o sfide ideologiche. Sceglie invece di parlare esclusivamente di sé e delle proprie emozioni. Una celebrazione del proprio gesto libertario e liberatorio, e del proprio umore.

Renzi però cade in una trappola poetica senza saperlo. I versi che ha scelto – e che prima di lui aveva scelto il professor Keating, altro campione del soggettivismo impressionistico – non sono quello che sembrano. Sono invece un trucco, uno scherzo che Robert Frost gioca all’ego narciso dell’Individualista Romantico.

La strada che non presi

Vale la pena che vi trascriva tutta la poesia di Frost, che è bella:

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Secondo David Orr, il critico di poesia del New York Times, questa è la più famosa poesia in lingua inglese. È quattro volte più cercata su Google de La terra desolata di Eliot, è citata in svariati spot commerciali, film, romanzi, manuali di self-help, ed è persino googlata il doppio di un pilastro della cultura popolare come Like a Rolling Stone di Bob Dylan.

Il suo successo è probabilmente dovuto in gran parte all’interpretazione che ne danno Keating e Renzi (e la gran parte dei lettori). Un uomo giunge a un bivio. Non sa quale delle due strade prendere. Poi fa la scelta più libera e difficile: Due strade divergevano in un bosco, e io / io presi la meno battuta, / e quello ha fatto la differenza.

Prendere la strada meno battuta è la scelta più solitaria, difficile e coraggiosa. È la celebrazione emblematica dell’individualismo americano, con la sua formidabile mitologia della scelta individuale, della libertà, dell’essere artefici del proprio destino.

Ma a rileggere la poesia con più attenzione, ci si accorge che qualcosa non quadra. Orr, in un bel libretto spassoso che racconta storia e interpretazioni di The Road Not Taken, spiega la sottile ironia di Frost.

Il primo indizio arriva mentre il narratore confronta le due strade nel bosco. Qual è la differenza tra i due sentieri? Prima il narratore dice che le strade sono ugualmente belle; poi che una è più erbosa e meno consumata; infine spiega che il passaggio della gente ha consumato entrambe le strade allo stesso modo. Insomma, a leggere bene non c’è una strada meno battuta: le due strade sembrano battute alla stessa maniera. Ma perché allora il narratore dice di aver scelto la strada meno battuta?

Il secondo indizio arriva all’ultima strofa. Frost scrive: Dirò questo con un sospiro / da qualche parte tra tantissimi anni: / Due strade divergevano in un bosco, ed io / io presi la meno battuta, / e quello ha fatto la differenza. Che la strada fosse la meno battuta è una cosa che il narratore racconta – o prevede di raccontare – molto più avanti nella propria vita. Quando è fermo al bivio, invece, le due strade gli sembrano uguali.

Perché allora sceglie una e non l’altra? Probabilmente non lo sa neanche lui. Sono ugualmente belle, dice, ma una forse merita di più. Vorrebbe farle entrambe, dice, ma non può sdoppiarsi. Si ripromette di tornare l’indomani per provare anche l’altra, ma si sa come sono le cose della vita, e probabilmente non ritornerà.

Più si legge attentamente, più il Romantico Ribelle sembra goffo e indeciso, insicuro della scelta. Non sa perché alla fine sceglie proprio quella strada, ma decide sin da subito, mentre la percorre, di costruire una versione fasulla e rassicurante dell’accaduto.

Che la strada scelta fosse la meno battuta è solo una versione a posteriori, una storia che l’uomo prevede di raccontare con un sospiro teatrale: I shall be telling this with a sigh… Frost ci dice insomma che chi parla è poco affidabile. La strada presa non era poi così diversa da quell’altra. Ma ha deciso di raccontarla (e raccontarsela) diversamente. A volte succede: ci piace dare significati nobili e appassionanti a delle scelte che sono soltanto casuali o avventate.

Si tratta di un trucco rassicurante e vanitoso. Dietro l’apparente coraggio del gesto romantico, c’è una scelta fatta a caso, e un narcisismo goffo e pomposo.

Roberto Tallarita

Studia cose tra diritto e economia, ma ha sempre il cruccio della filosofia. Ha vissuto in Sicilia, a Roma, a New York, a Milano; e ora a Cambridge, Massachusetts. Gli piacciono i libri, i paesaggi americani, e le discussioni sui massimi sistemi. Scrive cose che nessuno gli ha richiesto sin dalla più tenera età. Twitter: @r_tallarita