Una questione mensile

Nel bel mezzo della settimana scorsa, mentre ero seduto alla mia scrivania di fronte allo schermo, squilla il telefono. Non avrei dovuto rispondere. Era un mio amico che mi racconta una storiella diabolica e conclude con la domanda: “Ma a te, questa cosa ti pare giusta?

La “cosa” in questione era, dunque, questa. Un suo amico era andato a trovare il rappresentante di una conosciuta banca privata a Milano per discutere della gestione di un portafoglio di qualche milione di Euro. La banca gli era stata raccomandata da un suo conoscente professionista del mestiere (ho i miei dubbi sia sul “professionista” che sul “mestiere”, ma andiamo avanti). Arrivati al momento di chiarire i costi, il contratto diventa complesso. Si parla infatti di una commissione di gestione fissa relativamente bassa, ma anche di una commissione (o fee) di performance del 10% (basata sul rendimento lordo del portafoglio, calcolata e addebitata trimestralmente).

“Pero’,” dico io; “ma questa è una novità; davvero fanno pagare così poco per la parte fissa?”
Novità sì, ma non nel senso che intendevi tu;” qui arriviamo alla parte diabolica, “quella è la commissione di gestione su base mensile; sono io che l‘ho tradotta per il mio amico: 2% l’anno! Ma a te, questa cosa ti pare giusta?

A quest’ultima domanda retorica, “Che vergogna; ma c’era d’aspettarselo. È esattamente l’inverso di quello che spesso si fa nella divulgazione della performance di un portafoglio: annualizzare i brevi periodi (quando sono positivi, ovviamente) per aumentarne l’impatto sul cliente!”
Ma non è finita.” dice il mio amico, “La performance fee non sembra avere il tradizionale high water mark (che evita di far pagare performance fee quando performance non c’è stata) e non sembra nemmeno avere un benchmark da battere, o un rendimento minimo da superare per guadagnarla. Qualsiasi cosa sopra lo zero basta.
Bisogna ammettere che, di questi giorni, per fare un rendimento positivo in EUR con 2% di commissioni fisse, bisogna davvero essere bravi!” conclude ironicamente lui.

Ecco perché non avrei dovuto rispondere al telefono. Farabutti; è l’unica parola che mi è venuta in mente. Queste storie fanno male alla salute. A parte il fatto che le cifre e le metodologie proposte dalla banca rasentano la frode, la mancanza di trasparenza e di rispetto nei confronti di un cliente sono moralmente illegali. Questo nonostante il fatto che abbiamo appena varato una serie di direttive mirate, fra le altre cose, proprio alla trasparenza (MiFID II); chiaramente sono insufficienti come deterrente.

Per finire con una nota positiva, consiglio a chi non abbia accesso ad una persona di fiducia ed integrità ineccepibili di ricordarsi almeno di questa breve lista di costi associati ad un portafoglio. Solo dopo aver avuto una risposta precisa a tutti questi elementi e averli sommati si è in grado di capire quanto si paga (e sempre ed esclusivamente su base annuale):

  • Commissione di gestione della banca/gestore
  • Commissione di custodia del conto
  • Spese amministrative
  • Stima dei costi di transazione sul conto
  • Stima dei costi dei fondi o altri veicoli d’investimento acquistati dal gestore (il cosiddetto TER dei fondi/veicoli)

May the Force be with you!

Roberto Plaja, 8 giugno 2018

Il post originale lo trovate qui.

 The Money Box

Idee su come avvicinarsi ai mercati finanziari e agli investimenti in genere. Senza eccessivi entusiasmi, ma soprattutto senza paura. Il blog originale è qui.