Veronica Panarello e la gogna mediatica

Che sia colpevole o innocente non importa. Il punto è un altro. Veronica Panarello, mamma del piccolo Loris, da settimane subisce una gogna mediatica che, come tale, è incivile e illegale. Una gogna mediatica che esula dal corretto esercizio del diritto di cronaca. Una gogna mediatica che si sintetizza in due gravi patologie presenti nel rapporto tra giustizia e informazione.
La prima: vengono riportati fatti privati che non hanno interesse pubblico.
La seconda: vengono diffuse notizie relative ad atti di indagine coperti dal segreto.
L’effetto di queste due patologie è devastante. Prima del giudizio, che spetta alla magistratura, si genera nel cittadino la convinzione che quella donna è colpevole.

«Veronica è diventata mamma quando era ancora una bambina». «Veronica era una madre aggressiva». «Veronica era depressa». Affermazioni relative alla sfera personale, tutelate dalla riservatezza, che sono state riportate dalle più importanti testate giornalistiche e amplificate in Tv quando ancora Veronica non era indagata. Un modo di fare “informazione” che ha riguardato anche il Tg1 della Rai che è considerato il più autorevole telegiornale del Paese.

Ma non solo. Il caso di Veronica Panarello è la prova di una quotidiana violazione del segreto d’ufficio. Una violazione del segreto d’ufficio che si consuma senza che ci sia un atto depositato. Ogni giorno veniamo a conoscenza di ciò che ha affermato Veronica negli interrogatori. E ogni giorno sappiamo delle smentite che arrivano dagli accertamenti fatti dagli inquirenti. Verbali e accertamenti che sono segreti, ma che vengono forniti in modo illegittimo e che poi, altrettanto illegittimamente, vengono pubblicati. Dal Tg1 del 3 dicembre:
“…Quella mattina ho accompagnato mio figlio a scuola e quando sono tornata a prenderlo non c’era più” “…Ma i fotogrammi acquisiti dagli investigatori raccontano tutta un’altra storia…” “…Una cosa è certa, Veronica ha mentito…”.
È questo il modo di fare informazione su una persona che, al momento del servizio giornalistico, non era neanche indagata? Non credo. E ancora: chi oltre agli inquirenti poteva passare queste informazioni segrete ai giornalisti? Mistero.

Insomma, al di là dell’innocenza o della colpevolezza, il caso di Veronica Panarello ci consegna un dato. Ovvero che Veronica Panarello sta subendo un vero e proprio sciacallaggio mediatico. Uno sciacallaggio mediatico che si nutre di divulgazione di fatti privati e di violazione del segreto istruttorio. Il che, anche se non viviamo in tempi illuminati, è a dir poco grave, per non dire vergognoso. Infine domando: se Veronica Panarello fosse stata ricca e potente, avrebbe ricevuto lo stesso trattamento dai mass media? Francamente ne dubito.

Riccardo Arena

Riccardo Arena cura la rubrica Radiocarcere in onda il martedì e il giovedì alle 21 su Radio Radicale.