Il ministro Severino a Poggioreale

Qualche giorno fa il Ministro della Giutizia Paola Severino ha visitato il carcere di Poggioreale, uno dei più sovraffollate d’Europa. Una struttura dove 2.700 detenuti sono ammassati in celle che al massimo ne potrebbero ospitare 1.200. Ebbene, il ministro uscita da quell’inferno ha
dichiarato: «Quello che si trascina il carcere di Poggioreale è un mito da correggere nell’immaginario collettivo». E ancora: «C’è una situazione di difficoltà manutentiva e di profondo disagio, anche se le celle sono ariose e pulite. Credevo di trovare una situazione peggiore». Parole inqualificabili, visto il degrado e il sovraffollamento presente a Poggioreale. Affermazioni che neanche Angelino Alfano sarebbe riuscito a pronunciare. Il che è tutto dire.

Chiacchiere del ministro a parte, ecco la realtà di Poggioreale raccontata in una delle tante lettere scritte da persone che ora sono detenute nell’inferno di Poggioreale.

«Cara Radiocarcere,
qui a Poggioreale ci fanno vivere peggio degli animali e ci trattano peggio degli animali. Viviamo ammassati in 11 o in 12 detenuti all’interno di celle fatiscenti. Celle dove rimaniamo chiusi per 22 ore al giorno e dove lo spazio che abbiamo è talmente poco che siamo costretti a muoverci a turno. Ad esempio, se qualcuno di noi deve andare nell’unico bagno della cella, gli altri si devono sdraiare sulle brande. In pratica siamo condannati all’immobilismo. Inoltre le nostre celle sono vecchie e soprattutto sono sporche, in quanto il carcere non ci fornisce né i detersivi né gli stracci per tenerle pulite. Per non dirti dello schifo che ci danno come mangiare: cibo cattivo e scarso, cucinato in condizioni igieniche precarie. Cibo che ci viene consegnato dopo che è rimasto per ore all’aperto a disposizione di topi e di uccelli. Cibo che però noi siamo costretti a mangiare lo stesso, perchè spesso non abbiamo i soldi necessari per cucinare in cella.

Ma Poggioreale è anche altro. È maltrattamenti, è tortura psicologica, è istigazione al suicidio. Poggioreale è quella galera dove i detenuti devono camminare con le braccia dietro la schiena, guardando a terra e guai a non osservare queste regole. Infatti, se ti ribelli a questo trattamento, c’è n’è pronto uno peggiore: ci portano nelle celle di isolamento dove avvengono le più atroci nefandezze. E già perché a Poggioreale c’è l’abitudine alla violenza. Ogni giorno c’è un detenuto picchiato per i motivi più futili, o perché chiede di essere curato o perché è esasperato da questa non vita. Questa è la nostra vita a Poggioreale. Ora sia chiaro. Noi sappiamo di aver sbagliato, ma vorremo solo scontare le nostre pene con dignità e non essere trattati peggio che dei maiali».

P.S. Ora rileggete le dichiarazioni del Ministro Severino.

Riccardo Arena

Riccardo Arena cura la rubrica Radiocarcere in onda il martedì e il giovedì alle 21 su Radio Radicale.