Badara Diatta, il linguaggio del fischietto

“L’intensità del fischio di un arbitro viene dal cuore e vale più di molte parole. I giocatori sanno già cosa fare. Con loro serve buona mimica: quando non basta, ci sono i cartellini”. Questo è il pensiero di Amadou Francois Gueye, l’istruttore arbitrale della CAF (Confederazione Africana Football) che, in questi giorni, accompagna Badara Diatta, direttore di gara dell’ultima finale di Coppa d’Africa, vinta dallo Zambia contro la Costa d’Avorio. A sorpresa e ai rigori.

Diatta, 43 anni, senegalese di Ziguinchor, insegna educazione fisica in un liceo del centro città. Arbitro internazionale dal 1999, ha partecipato alle ultime quattro edizioni di Coppa d’Africa, alle Olimpiadi Pechino 2008. Lo scorso dicembre, ha arbitrato ritorno della finale della Confederation Cup africana, vinta dai marocchini del Maghreb Fes. Anche questa volta ai rigori. È convinto che i calciatori più indisciplinati sono gli arabi nordafricani di Egitto, Tunisia e Algeria, seguiti dai giocatori dei campionati dell’Europa meridionale; considera tranquilli i marocchini e soprattutto concentrati a correre chi viene dall’Africa nera. Come tutti i suoi connazionali, l’arbitro Diatta avrebbe preferito che in finale, piuttosto che lui, ci fosse arrivato il suo Senegal che, pur essendo indicato tra le squadre favorite, ha perso le tre partite della fase a girone (contro Zambia, Guinea Equatoriale e Libia) ed è presto uscito di scena. Così a Libreville, capitale del Gabon – paese ospitante con la Guinea Equatoriale – a rappresentare il suo paese nel match di finale è andato lui: designato all’unanimità dalla FIFA per la serenità mostrata all’esordio tra le black stars del Ghana contro il Botswana, nell’espellere John Mensah, capitano della nazionale ghaniana, per fallo da ultimo uomo.

“L’emozione più grande nel dirigere una finale di questo livello – dice Diatta – deriva dalla consapevolezza che mentre il mondo intero ti guarda in tv, in tribuna ci sono numerosi capi di stato che ambiscono a portare in patria il trofeo. E allora ci si sente investiti di una grande responsabilità”.

Storia di Casamance e di rigori nefasti
Al rientro nella sua città natale, Badara Diatta è stato accolto all’aeroporto da centinaia di concittadini che lo hanno festeggiato per aver onorato Ziguinchor, capoluogo della Casamance, regione separatista del Senegal dove il conflitto tra MFDC (Movimento Forze Democratiche della Casamance) e l’esercito senegalese è, dopo quasi trent’anni, ancora aperto.
Si tratta di un “conflitto dimenticato”, che le autorità di Dakar hanno sempre considerato come “interno” al fine di escludere il coinvolgimento di attori esterni. Ciò, nonostante l’evidente ruolo di Guinea Bissau e Gambia (i due paesi confinano con la Casamance e fanno da avamposto logistico ai ribelli) e altri interessi che preferiscono mantenere lo status quo.

Per ironia della storia, proprio una discussa decisione arbitrale fece da preludio all’apertura delle ostilità. Era la finale di coppa nazionale senegalese del 1980 e i sudisti casamancesi del Casa Sport sfidavano l’ASC Jeanne d’Arc di Dakar. Un rigore inesistente assegnato a tempo quasi scaduto, prima sbagliato e poi fatto ripetere dall’arbitro Bakary Sarr, consegnò la vittoria ai dakarois. Nei violenti tafferugli post match, un morto, molti feriti e l’allora primo ministro Abdou Diouf costretto a consegnare il trofeo negli spogliatoi dello stadio. Due anni dopo le tensioni sportive divennero politiche: il campo di gioco le estese foreste della verde Casamance, talvolta definita anche come il “granaio del Senegal”.

L’antagonismo con Dakar è oggi ancora irrisolto. Pare che la Comunità di Sant’Egidio sia stata proposta come mediatore: chissà che non sia proprio un arbitro di fama internazionale a condurre con successo i negoziati tra le due parti.

…“ma è sempre rigore quando arbitro fischia”
Quel rigore assegnato con troppo zelo nel 1980 ha condizionato l’adolescenza del futuro arbitro Badara Diatta. Forse anche per questo l’internazionale non ha sbagliato nel fischiare, al settantesimo minuto della finale dell’ultima Coppa d’Africa, il penalty in favore della Costa d’Avorio (poi fallito da Drogba). E ancora, durante i calci finali, nel decidere la ripetizione di un rigore sbagliato dagli ivoriani (e poi realizzato) per irregolarità del portiere della Zambia.
Ora il senegalese già pensa al prossimo impegno che lo attende in Repubblica Centroafricana: nel 2013, poi, sarà di nuovo in Sud Africa, per un’altra edizione della CAN.

Sognando Rio 2014
La designazione dei fischietti per i mondiali è prima di tutto una questione di geopolitica e Badara Diatta – con il sostegno di Amadou Francois Gueye e della federazione senegalese – farà del suo meglio per esserci e coronare il sogno di ogni arbitro. Il marocchino Said Belola è, ad oggi, l’unico direttore di gara africano designato per una finale mondiale (Francia – Brasile 3-0, 1998).
Insomma, una finale di sicuro è meglio vincerla che arbitrarla.
Ma se proprio non bisogna esserci con la propria squadra, meglio esserci con il proprio fischietto.

Badara Diatta e Amadou Francois Gueye alloggiano, in questi giorni, nel mio stesso albergo di Ziguinchor (Senegal): qui ho avuto la possibilità di intervistarli.

Michele Camerota

Michele Camerota è di Scauri (Lt), laurea in scienze politiche, master in diritti umani, viaggia e lavora in quattro continenti come osservatore elettorale e affini. Saldamente legato alle sue origini.