Border – Creature di confine

Cos’è. È un film svedese del 2018 scritto e diretto dal regista iraniano Ali Abbasi, che da tempo vive e lavora tra Svezia e Danimarca. La sceneggiatura è tratta da un libro di John Ajvide Lindqvist (lo stesso di Lasciami entrare), ed è scritta con lo stesso Lindqvist e Isabella Eklöf. Una donna dall’aspetto insolito lavora alla polizia doganale, e grazie al suo incredibile olfatto riesce a intercettare contrabbandi e crimini. L’incontro con un uomo misterioso appassionato di insetti apre scenari imprevedibili nella sua vita.
Il film ha vinto la sezione “Un certain regard” dell’ultimo festival di Cannes e lo scorso gennaio è stato il grande vincitore degli ultimi Guldbagge Awards, i premi annuali del cinema svedese.

Com’è. Border è un film completamente insolito rispetto al nostro cinema, perché ha una passione viscerale per un personaggio protagonista enigmatico (come nel caso di Dogman, per intenderci), ma dentro al fantastico. Eppure non è una fiaba, non è una parabola né un film allegorico. Allo stesso tempo Border tocca, tramite la storia di una protagonista dolente, marginale e complessa, molti dei temi di cui si discute molto in questi anni, legati all’identità e alla diversità sociale. Lo fa con una forza e sincerità inedite in questi anni. Eva Melander ed Eero Milonoff, i due protagonisti, sono impeccabili. E in genere tutti gli attori sono bravi e ben diretti. La confezione del film è coerente e personale, regia, fotografia e musica comprese.
È sempre rischioso generalizzare per nazionalità, ma non è un caso che sia stata la cultura nordica – diciamo così – a realizzare e premiare un film che tiene insieme temi come handicap, controllo sociale, eugenetica, autodeterminazione, amore e passione, egoismo e violenza. Chi ha dimestichezza con l’immaginario del duo norvegese The Knife, o ricorda Aphex Twin nel periodo del suo sodalizio con Chris Cunningham, ritroverà qualcosa di quelle estetiche e quelle atmosfere nel film.

Perché vederlo.
Raramente capita di trovare un film che prova a fare qualcosa di così inedito e difficile, e ci riesce con questa classe. Ma Border a mio parere è uno dei film migliori degli ultimi tempi, una perla rara di tocco e profondità. Abbasi non si nasconde dietro ai significati, dietro a una storia esemplare che esponga le contraddizioni della nostra società come fosse un plastico, un diorama. Al contrario racconta un pezzo di verità tramite il fantastico, e lo fa suscitando nello spettatore prima la diffidenza, poi a tratti la paura, l’orrore, fino a fare il giro dall’altra parte. Così, in questo filo spinato di sentimenti contrastanti, il film riesce a portarci in luoghi e momenti di amore così puro, così distillato e insieme fisico, fatto di carne e terra, da dare le vertigini.

Perché non vederlo. Border è molto intenso e sottilmente disturbante, anche se pieno zeppo di “umanità”. Prevede una certa disponibilità a lasciarsi andare a contesti e personaggi diversi dal solito. Chi ha voglia di un film leggero e innoffensivo (niente di male, intendiamoci), cerchi altrove.

Una battuta. Sei perfetta.

Matteo Bordone

Matteo Bordone è nato a Varese negli anni della crisi petrolifera. Vive a Milano con due gatti e molti ciclidi. Lavora da anni a Radio2 Rai e a volte in televisione. Scrive in alcuni posti, tra cui questo, di cultura popolare, tecnologia, videogiochi, musica e cinema.