Cooosa?! Una buona notizia da questo governo?!

Sono, questi, momenti politicamente complicati per tutti, in cui succedono cose che non ci aspettavamo assolutamente, accanto a copioni tremendi che vengono seguiti alla lettera, come nella migliore delle prove generali della fine del mondo. O almeno così ci sembra. Molti di noi vagano sconsolati scuotendo la testa; si avvitano in congetture, recriminazioni e gastriti. (“Sono peggio questi?” “Ma figurati!” “Ma certo!”) Eppure tra gli eventi inattesi di una simile ratatouille politica ce n’è uno veramente notevole, e dico in senso positivo.

Quando andavo all’università a Pavia c’era questo ragazzo assurdo e fascinoso, di origine est-europea, un po’ Boy George e un po’ Marc Bolan, che ripensandoci ora è la prima persona transgender che abbia mai frequentato. Si chiamava Milovan, ma a me veniva a volte Miroslav. Dico “transgender” per capirci, pur non sapendo come si definisca Milovan né se abbia voglia di definirsi in qualche maniera. Comunque diciamo che si è sempre truccato e vestito glam, con abiti femminili stilosi. Non era esattamente nel mio giro, ma cinema e arte erano nello stesso dipartimento, nello stesso cortile, quindi c’erano incroci di feste e conoscenze. Milovan poi ha continuato a occuparsi di arte, si è fatto un nome sempre più riconosciuto.

Il nuovo Ministro della Cultura e del Turismo è Alberto Bonisoli, direttore della Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano: una figura non politica, con un’impostazione industriale, produttiva e promozionale, piuttosto che strettamente culturale. La nomina del curatore del Padiglione Italiano della prossima Biennale era in ritardo. Il ministero aveva vagliato le candidature, e da una rosa di dieci candidati si era arrivati a tre finalisti con una graduatoria. La scorsa settimana Bonisoli, appena insediato, ha preso atto della selezione e della graduatoria, scegliendo Milovan Farronato come responsabile del padiglione Italia della Biennale Arte 2019. È stato forse il primo atto visibile del Governo Conte.

Ovviamente c’è stato subito l’attacco sull’autorevolezza della nomina, secondo quell’idea normativa per cui lo stile della grisaglia eterosessuale nazionale dovrebbe essere giusto e autorevole per statuto. Strano come questa eccezione di autorevolezza non abbia sfiorato Vittorio Sgarbi, che ha ricoperto quel ruolo (nominato da Sandro Bondi) con tassi di personalismo inaccettabili, mentre in televisione urlava “capra, va**anculo, pezzo di m***a, fr***o” diverse volte l’anno. Al contrario Farronato, che è una persona civile vestita con abiti femminili, no, sembra non sia abbastanza autorevole. Per spirito paritario, percorriamo questo paradosso anche dall’altra parte: una persona vestita bene da donna sarebbe elegante e istituzionale se è donna, ma inaccettabile se è uomo. Va detto che un’assessora di Forza Italia del Veneto, nella situazione politica della primavera 2018, è una cherokee che rischia di finire a gestire le slot machine in una riserva nel giro di pochi mesi. Non diamo troppa importanza al suo tentativo volgare e disperato.

Questa è una bella notizia. Assurda, visto il momento, ma bella. Anzi, paradossalmente è più bella adesso di tre settimane fa. Perché un governo così orgogliosamente discriminatorio, negli intenti e nelle parole di alcuni suoi esponenti, ha prodotto una nomina che non lo è per niente. Anzi, alcuni di questi maschi tradizionali tutti di un pezzo dovranno interagire con il curatore del padiglione Italia: inaugurazioni, strette di mano, fotografie saranno momenti interessanti. Milovan Farronato è abbastanza giovane per un ruolo come questo nel nostro paese, è emergente e stimato, ed è anche una persona transgender, la prima di sempre a rappresentare l’Italia in un contesto ufficiale, internazionale e sul nostro territorio. C’è da esserne felici.

Allo stesso tempo c’è da ricordare la nomina di Giovanna Melandri alla direzione del Maxxi di Roma. Perché la responsabilità in molti casi è un processo automatico: quando l’area del centrosinistra tornerà un giorno a gestire queste cose, dovrà ricordarsi che se le nomine non sono qualificate, se sono dei piazzamenti, poi ne rispondi per contrasto anche ad anni di distanza, anche rispetto al più esecrabile dei governi populisti.

Matteo Bordone

Matteo Bordone è nato a Varese negli anni della crisi petrolifera. Vive a Milano con due gatti e molti ciclidi. Lavora da anni a Radio2 Rai e a volte in televisione. Scrive in alcuni posti, tra cui questo, di cultura popolare, tecnologia, videogiochi, musica e cinema.