Graffette: il gioco più nerd di tutti i tempi

Anche se a volte rappresentiamo i nerd come degli sfigati con gli occhiali riparati con lo scotch e un hard disk pieno di porno, se mandiamo le sonde su Marte è grazie ai nerd, se abbiamo macchine per la risonanza magnetica sempre più compatte è grazie ai nerd, e sono i nerd a far funzionare metà di quello che funziona al mondo. Ma non è solo questo il punto.

Cultura nerd

Non parliamo solo di un popolo efficiente che, nel nostro mondo fatto di macchine (fisiche e informatiche), ha la responsabilità di costruirle e gestirle. Parliamo di una popolazione che ha anche una cultura ricca e complessa che sta migrando dalla condizione di subcultura a quella condivisa. D’altronde gli ingegneri, i tecnici, gli analisti, i teorici di oggi sono spesso donne e uomini che si sono formati dagli anni Ottanta in avanti, naturalmente più familiari con Mario Kart che con Majorana. Non è facile determinare con certezza i confini della cultura nerd, ma esiste indubbiamente un canone (il saggio Gödel, Escher, Bach, il film “Logan’s Run”, il futuro pensato da Philip K. Dick, la narrativa di Ayn Rand, i giochi di ruolo e molto altro): un canone che questa settimana è stato arricchito di un piccolo elemento. Universal Paperclips è probabilmente il gioco più nerd mai realizzato, ed è un già un classico anche se è stato pubblicato dal suo autore Frank Lantz solo l’8 ottobre scorso. Frank Lantz è un maestro dei videogiochi, dirige il Game Center della New York University ed è l’autore della perla del puzzle game Drop7.

I numeri sono irresistibili

Universal Paperclips è un clicker strategico, l’incrocio di due generi che producono dipendenza immediata. Il clicker è il gioco in cui si clicca, cioè si preme ossessivamente una serie di tasti per produrre un effetto. Egg, Inc. è un gioco per smartphone dove si producono orde di galline tappando sullo schermo, e poi si gestisce l’azienda avicola comprando capannoni o allestendo i furgoni per le consegne. Chi l’ha provato conosce il senso di eccitazione e sollievo dato dall’azione fisica del dito contro lo schermo, unita al feedback dei numeri che scorrono e delle galline che corrono. I gestionali invece sono quei giochi tipo Age of Empires dove si gestiscono risorse, processi produttivi, sempre più variabili; caserme, università, fino alla politica estera e oltre.

Anni fa mi capitò di disinstallare un altro famoso gestionale, Command & Conquer, una mattina all’alba, essendomi semplicemente dimenticato di andare a dormire. Sono giochi fatti di tappe successive e piccoli risultati continui, in un progresso che sottende una logica cristallina, la seguente. Per costruire le case devo tagliare gli alberi. Clicco sugli alberi, aspetto. Gli uomini vanno a tagliare gli alberi: ecco la legna accatastata. Clicco su un terreno libero, aspetto. Gli uomini si mettono al lavoro: ecco le case costruite. Tutto secondo i piani, scandito dal tempo e dalle azioni. I risultati continui rilasciano dopamina, i feedback tattili rilasciano dopamina, i numeri che scorrono sono un misto delle due cose, e anche quelli rilasciano dopamina.

Graffette e nient’altro

Universal Paperclips è quasi solo fatto di numeri e testo, se si esclude qualche minimo supporto grafico. Lo scopo del gioco è quello di costruire graffette. Per farlo si compra del cavo metallico e si fanno le graffette. All’inizio si producono cliccando su un tasto, una a una; poi sviluppando delle macchine che le producono in automatico. Cominciamo a usare un computer per gestire l’impresa, e presto operiamo sul mercato borsistico. Arriveranno anche i droni. Mi fermo qui per evitare di rovinare il gioco a chi vorrà dedicargli le sette ore che sono servite a me per finirlo (forse ci metterete di più, forse di meno). Sappiate che il gioco comprende in sé elementi di aritmetica, finanza, statistica, ingegneria, informatica, neuroscienze, fantascienza, fisica e filosofia. Non serve la conoscenza approfondita di nessuna di queste materie, ovviamente. Basta giocare da qualsiasi browser, e si può anche lasciar in sottofondo in gioco e tornare a giocarci nelle pause, mentre si fa altro (per quanto…).

Universal Paperclips ha un’estensione infinita, anche se il gioco a un certo punto finisce. La partita poggia su un senso di espansione dello spazio che rimanda all’espansione dell’universo reale. Si parte dalla minuscola unità logica, energetica e culturale della graffetta, e si cavalcano gli ordini di grandezza, dalle decine ai decilioni e oltre. Dà le vertigini. Ma se si vuole partire dal molto piccolo e semplice per coccolare l’idea che i numeri siano lo strumento giusto per vedere, misurare, conquistare l’intero universo, le graffette sono l’elemento perfetto. (Tra gli altri giochi strategici minimali nerdissimi, vanno segnalati A dark room e Candy box, che hanno la stessa struttura incrementale e la stessa estetica da avanguardie russe.)

Matteo Bordone

Matteo Bordone è nato a Varese negli anni della crisi petrolifera. Vive a Milano con due gatti e molti ciclidi. Lavora da anni a Radio2 Rai e a volte in televisione. Scrive in alcuni posti, tra cui questo, di cultura popolare, tecnologia, videogiochi, musica e cinema.