Corroborare

Si può corroborare un fatto o una tesi, un’opinione o un’affermazione, un argomento o un’esperienza, e corroborare è allora sinonimo di avvalorare, confermare, convalidare. Se si vuol corroborare il fisico, in particolare lo stomaco (ingerendo un medicinale o una bevanda), il contenuto del verbo si può invece rendere bene con fortificare, irrobustire, rafforzare, rinforzare, rinfrancare, rinvigorire, ristorare, ritemprare, tonificare (attenuano il senso, perché suggeriscono effetti più blandi: sollecitare, stimolare) o col meno comune, ma assai espressivo, ingagliardire (o ringagliardire). Infine, se l’azione di fortificazione o di rinforzo, anziché sul corpo – qui anche l’aria buona può servire allo scopo –, viene esercitata sulla mente o sullo spirito, sulle nostre qualità morali, sul nostro stato sentimentale, sulle nostre facoltà intellettuali, sono buoni sostituti di corroborare, oltre ad alcuni dei verbi elencati (rinfrancare, rinvigorire o ritemprare) e a seconda dei casi, riconfortare, risollevare, riconsolare (oppure rincuorare, o incoraggiare).

L’origine di corroborare è l’omonimo verbo latino, un composto di cum (“con”) e roborare (“irrobustire”, “fortificare”):

Senectuti iuventa ita cumulatum et circumspectum honorem reddebat, tamquam maiores natu adulescentium communes patres essent. Quocirca iuuenes, senatus die, utique aliquem ex patribus conscriptis aut propinquum aut paternum amicum ad curiam deducebant adfixique valvis expectabant, donec reducendi etiam officio fungerentur. Qua quidem uoluntaria statione et corpora et animos ad publica officia inpigre sustinenda roborabant

(Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium, II, 1, 9).

(“I giovani rendevano un così alto e importante onore agli anziani da far sembrare i più vecchi i loro padri comuni. Perciò quei giovani, nei giorni di seduta al Senato, accompagnavano di norma in Curia qualche senatore loro congiunto, o amico del padre, e, dopo esser rimasti fissi in attesa dinanzi ai battenti delle porte, si prendevano anche la briga di riportarlo indietro. Non è da dubitare che, grazie a quell’attesa volontaria, rinvigorissero il corpo e lo spirito perché potessero adempiere alacremente ai [loro] pubblici uffici”).

Roborare è un derivato del vocabolo per dire “rovere” (robur) ed è dunque debitore, nei suoi valori semantici, della durezza del legno di questa varietà di quercia. Isidoro di Siviglia (560 ca.-636) accoglie robur, nelle sue Etymologiae (XVII, 7, 41), in un senso più ampio: «Robur […] generaliter dicitur ex omni materia quidquid est firmissimum» («Rovere si dice in genere di tutto il legname robustissimo, qualunque esso sia»). Il termine indicava ogni legno particolarmente duro o resistente già in età classica. I suoi scrittori riferivano robur anche alla forza fisica, morale, intellettuale che è tuttora parte integrante dell’insieme dei significati – in buona parte condivisi dal corrispondente verbo latino – di corroborare.

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Vi ripropongo l’elenco delle 30 parole “da salvare”, che abbiamo immaginato qualcuno avesse deciso di cancellare prima del tempo, e vi invito a salvarne una. Fate la vostra scelta nei commenti qui sotto (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima) e accompagnatela con un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Io spiegherò intanto via via le 30 parole.

1. abulico
2. afflizione
3. arguto
4. becero
5. bizzarro
6. blaterare
7. caustico
8. coacervo
9. corroborare
10. deleterio
11. elucubrare
12. fedifrago
13. fosco
14. giubilo
15. illazione
16. intrepido
17. laconico
18. magnanimo
19. mendace
20. nugolo
21. ondivago
22. preambolo
23. riottoso
24. sagace
25. sbigottire
26. sbilenco
27. solerte
28. sporadico
29. uggioso
30. veemente

Massimo Arcangeli

Linguista, critico letterario, sociologo della comunicazione. Si è sempre nutrito di parole, che ama cercare in giro per il mondo.