Elogio del discernimento, invece

È circolata ieri per un po’ la discussione su questo Buongiorno di Gramellini, che, riprendendo il blog di Cinzia Sciuto, faceva l’elogio della genericità contro i programmi elettorali dettagliati: ci interessano i valori e le utopie, suggeriva, tanto i governanti si troveranno davanti comunque problemi imprevisti.

È una cosa su cui val la pena riflettere perché anche se suggestivo, a ben guardare l’elogio della genericità è esattamente quello che ci ha condotto fino a qui, tra i paesi che stanno peggio di tutto il mondo occidentale, quello in cui spazio per giovani non ce n’è, in cui i problemi si scaricano sul futuro, in cui non è mai responsabilità di nessuno. Abbiamo passato anni a votare a favore o a sfavore di umori e impressioni e questo ci ha abituato o assuefatto ad ascoltare propositi senza mai o quasi mai confrontarli con le cose che si fanno, che si sono fatte, e sulle loro conseguenze.

Andrea Romano ha pronunciato qualche tempo fa un bel Ted a Pisa sul coraggio in politica, proprio su questo: sull’importanza delle cose che si fanno, perché la realtà ha sempre una forza maggiore delle ideologie. Perché se è vero che le ispirazioni, i valori, il modo in cui si è, sono caratteristiche importanti per determinare il voto, come facciamo a riconoscerle? Secondo me in due modi: il primo è guardare al passato, alle cose che uno ha già fatto, al tipo di valori che quelle cose hanno riflettuto. Il secondo è ascoltare le cose che ci si propone di fare. Infatti, in generale, si è tutti a favore del bene e contro il male; pensiamo tutti – o lo speriamo almeno – che l’amore vinca sempre sull’invidia e sull’odio – come dice l’ineffabile Berlusconi. Però se non si cerca di spiegare almeno come si cerca di farlo vincere, quali scelte vanno prese e come, allora diventa solo un generico rincorrere la retorica, un solleticare istinti appunto: e che siano istinti anticomunisti d’antan, o istinti di appartenenza pura d’antan, poco cambia.

La conclusione secondo me per votare davvero seguendo l’istinto, cioè per far prevalere i propri valori e le proprie convinzioni, bisogna dare spazio alla lettura, alla riflessione, e al discernimento.

Marco Simoni

Appassionato di economia politica, in teoria e pratica; romano di nascita e cuore, familiare col mondo anglosassone. Su Twitter è @marcosimoni_