Un po’ di cose sullo schwa, ma soprattutto non sullo schwa

La prima è che l’introduzione dello schwa ha già vinto: non nel senso che resterà ed estenderà il suo uso fino a essere condiviso da tutti, come avviene continuamente con molti termini e novità linguistiche. Quello lo vedremo, avverrà o non avverrà, e non sarà “imposto” ne “impedito”. Ha vinto perché è stato uno strumento formidabile per portare moltissime persone a confrontarsi per suo tramite con le questioni importanti che rappresenta. Ne fa parlare, le mette nell’agenda: in modi confusi e spesso polemici e superficiali, come avviene quasi sempre all’inizio con le questioni nuove e sovversive, ma generando un’accelerazione che in quel senso ha funzionato. “Basta che se ne parli”. (segue)

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).