E bravo Gentiloni

Ivan Carozzi

Ivan Carozzi è stato caporedattore di Linus e lavora per la tv. Ha scritto per diversi quotidiani e periodici. È autore di Figli delle stelle (Baldini e Castoldi, 2014), Macao (Feltrinelli digital, 2012), Teneri violenti (Einaudi Stile Libero, 2016) e L’età della tigre (Il Saggiatore, 2019).

Amazon sarebbe in procinto di adottare un braccialetto elettronico da stringere al polso dei suoi ormai mitici magazzinieri. Lo scopo del braccialetto sarebbe quello di controllare e tracciare gli spostamenti dei dipendenti all’interno dello spazio di lavoro. Così dicono alcuni e così la notizia è stata qua e là interpretata. Perfino il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha colto la palla al balzo per stigmatizzare la trovata di Amazon.

In realtà ancora non è successo nulla, come ha spiegato ieri il Post. Il braccialetto è semplicemente un brevetto (scusate la rima) e lo scopo non è «sorvegliare e punire», tutt’al più è sorvegliare e accompagnare i movimenti del braccio del lavoratore. Il braccio viene cioè instradato verso lo scaffale giusto grazie a una vibrazione che lo avverte di un movimento non corretto. Almeno, così pare di capire. Una volta stabiliti i reali contorni della notizia, occorre comunque una riflessione e forse occorre perfino «indignarsi»*. Lo strumento messo a punto e depositato in un brevetto, del resto, rappresenta un indirizzo di ricerca dell’azienda, in cui non può non riflettersi una filosofia del lavoro e una filosofia dell’organizzazione del lavoro.

Se anche fosse che Amazon si è precipitata a depositare il brevetto per battere gli altri sul tempo, beh, significa che quel brevetto rappresenta un indirizzo di ricerca significativamente presente nel mercato. Il fatto dovrebbe ugualmente preoccuparci e indignarci. Inoltre, appurato che il braccialetto non serve a «sorvegliare e punire» gli spostamenti del dipendente nel perimetro di lavoro, ma ad accompagnarlo come una marionetta e a correggerlo nei suoi movimenti, questo non può risparmiarci una profonda preoccupazione e indignazione, per quella che appare una riduzione dell’uomo a terminale meccanico della logistica di magazzino.

Quale concezione freddamente biometrica dell’uomo, e del suo corpo, può nascondersi in uno strumento così invasivo? Un’idea me la sono fatta, ma sarei curioso di sentire anche il parere di Franz Kafka, di Simone Weil o di Primo Levi. Oltre che quello di un operaio, naturalmente. Immaginate questo braccialetto che vibra nel corpo e vi dice che cosa fare. Forse un lavoratore alienato e completamente meccanizzato può sottomettersi a un input così descritto, ma non un uomo che resta un uomo. Inoltre, se quello strumento non servirà anche a «sorvegliare e punire», questo dipenderà solo dalla moralità del management e dei capi reparto.

Tuttavia, possiamo stare tranquilli: i risultati del test sono chiari. L’idea di un braccialetto elettronico spaventa e offende un’opinione pubblica cresciuta, bene o male, in quella cultura dei diritti costruita in Italia nella seconda metà del Novecento. L’opinione pubblica magari fraintende la notizia, s’indigna, prende fischi per fiaschi, ma nel fraintendimento e nell’indignazione si mostra memore, vigile e «sensibile». E se il braccialetto invece, senza troppo scandalo e melodramma, si applicasse in Cina o in Vietnam? Quali risultati questo e altri nuovi strumenti possono provocare sull’equilibrio nel mercato globale del lavoro?

Gentiloni in un riflesso «di sinistra», e indubbiamente da campagna elettorale, ha stigmatizzato il braccialetto di Amazon. In ogni caso bravo Gentiloni e tanti auguri per la campagna elettorale, ma sul braccialetto di Amazon occorrerà riflettere sul serio dopo il 5 marzo. Non, ovviamente, che il Partito Democratico non abbia riflettuto sull’enorme grattacapo politico e morale costituito dal tema del lavoro (proprio ieri Gentiloni ha parlato di «sfida ossessiva»), ma forse occorre rifletterci di nuovo. Scusate la domanda brutale e retorica, ma il PD e gli altri partiti della sinistra, con chi stanno? Quando lo scontro tra lavoro e capitale c’è, e non perché lo dice Marx ma perchè è Amazon che interpreta il copione tanto spettacolarmente, gli uomini e le donne dei partiti di sinistra, da che parte stanno? Con i lavoratori o con questa nuova concezione dei consumi, dei servizi e del lavoro, mix di genio, nuove pratiche e linguaggi, innovazione tecnologica e, tuttavia, profonda incultura del lavoro e della persona?

Qualcuno, per esempio, dovrebbe raccontare come il picco di dopamina generato nel cliente in pantofole alla vista del corriere Amazon potrebbe avere come precondizione la fatica, il cardiopalma e l’alienazione di un nostro simile chiuso dentro un magazzino. Il PD ormai dai tempi di Walter Veltroni dice di voler stare in mezzo e mediare. Questo è il significato buono del riformismo. Ma davvero c’è stata mediazione in questi anni? È una domanda. E quando la mediazione diventa conflitto, da che parte si sta? E quanti operai, lavoratori, precari e dirigenti sindacali pronti alla pugna ci sono nelle liste del PD e degli altri partiti della sinistra che si candidano al governo del paese il prossimo 4 marzo? Io non lo so. È solo una domanda.

*Un inciso che ho una gran voglia di fare. Fate un esperimento: cercate «indignato», «indignazione», «indignati», sulla finestra di ricerca di Twitter. Osserverete come questa parola è stata risignificata ed è diventata, anche ieri, una parola per denigrare e per «blastare». È vero: ci sono stati casi di sovreccitazione, diciamo, in questi anni, ce ne sono quotidianamente, ma c’è pure chi ha perso il gusto d’indignarsi.