Che musica ascolterà Gianroberto Casaleggio?

Chi è Gianroberto Casaleggio? Le non molte informazioni a disposizione sono state riassunte proprio qui sul Post. L’ordito di si dice, mezze verità, fuori onda tv, hanno sollevato un banco di nebbia intorno alla figura di Casaleggio. Lo sguardo mite e i capelli da Filippo Duca d’Orleans, abbinati ad una montatura da intellettuale, fanno da cornice a un volto gommoso che sembra rimbalzare e neutralizzare ogni tentativo di analisi psicologica. Nell’immaginazione i tratti del volto di Casaleggio si deformano in maschera letteraria: il regista occulto, l’eminenza grigia, l’ideologo, il precettore, il maestro esoterico, il druido sacerdote. Interpretare Casaleggio è diventato un grande – preoccupato oppure divertito – gioco di società.

Da un paio di anni sono iscritto ad un gruppo chiuso di discussione su Facebook, chiamato Sanremo Appreciation Society. Il gruppo è sempre attivo e partecipato, per quanto la mission resti il commento di costume, tecnico e critico, spesso ironico e di puro intrattenimento, sulle serate del Festival di Sanremo. Ho quindi pensato, per avanzare ulteriormente nella ricostruzione indiziaria della personalità di Casaleggio, di girare ai membri della S.A.S. – tra cui musicisti, giornalisti, appassionati di musica – questa semplice domanda: «Che musica ascolterà Gianroberto Casaleggio?». Nel giro di poco la discussione è decollata e ha superato i 140 commenti. Provo a farne uno storify artigianale, anche perché se la discussione dice zero del vero Casaleggio, ci racconta comunque molto di come Casaleggio possa venire letto, immaginato, percepito. Sarebbe bello se poi decidesse lui, il protagonista di questo sondaggio, di scriverci e raccontarci i suoi gusti musicali.

Il primo commento è quello di Alessandro Il’ič Cavallini, che ci fa notare quanto Casaleggio, curiosamente, ricordi fisicamente Kevin Shields, il fondatore delle star dell’indie rock My Bloody Valentine. Di seguito Giulia afferma di aver mentalmente visualizzato Casaleggio insieme a Francesco Guccini, ma «il Guccini linguista, glottologo», che Giulia immagina «seduto accanto a Casaleggio, di fronte ad un computer Pentium 2». E aggiunge: «Scommetto che Casaleggio ha anche una cassetta di Enya in macchina». Da questo momento tra i commenti prende forma la fantasia di un Casaleggio alla guida di un’automobile e immerso nell’ascolto di Orinoco flow – brano sognante e grande successo di Enya – ma soprattutto si accredita l’immagine di un Casaleggio consumatore di new age e folk celtico da tappezzeria. La suggestione di Giulia raccoglie like e consensi. L’accostamento di Casaleggio a un’atmosfera di spiritualità posticcia e al grande bazar new age viene ritenuto pertinente.

Francesco associa il giovane Casaleggio ai Jethro Tull e al rock progressivo, mentre Umberto pensa a Ludovico Einaudi, nonché a un collegamento, intuitivo ed illuminante, tra il periodo in cui Casaleggio lavorò all’Olivetti (negli anni ’80? ’90?) e il rock radiofonico di Logical song dei Supertramp. Tuttavia, nella discussione prevale la narrazione di un Casaleggio orientato alla musica new age nelle sue declinazioni di scaffale più varie: gli Enigma di Return to innocence, Vangelis, le musiche da spot Barilla, i grandi successi rock rieseguiti col flauto di pan e pure il Morricone di The Mission.

A un certo punto il discorso scivola sul supporto. Che cosa preferirà Casaleggio: vinile, cd o iTunes? L’immagine più plausibile è quella di decine di cd masterizzati, scritti a pennarello, impilati alla meglio e sistemati dentro al cruscotto della macchina. Fra questi Il Flai vede Prince di Sign o’ the times; Nicola vede i Visage; Gianfranco vede Branduardi; M.lle Ximonelle dice Luigi Tonet e Mike Oldfield di Tubolar Bells; poi Umberto Degli Spettri fa il nome di un violinista e compositore, collaboratore di Franco Battiato all’inizio degli anni ’80: Giusto Pio. È un nome che solleva improvvisamente l’entusiasmo generale. Molto probabile che Casaleggio non lo abbia mai sentito, ma siamo tutti convinti che la musica di Giusto Pio, in qualche modo, riesca a rappresentare una sensazione e una serie di mondi immaginari proiettati dalla figura di Casaleggio. Perché? Sono cose che non si possono spiegare. Il pezzo è questo:

Scendendo tra gli ultimi commenti c’è un cambio d’inquadratura: accanto a Casaleggio, nella macchina che sta guidando, è comparso Beppe Grillo. Grillo decide di infilare un cd nell’autoradio. «Che cd sarà – domando – secondo voi?». Il thread reagisce con un brusco calo di tensione, di allegria. Qualcuno dice «Zucchero!», qualcun altro «Phil Collins». Nessuno sa esattamente che cosa rispondere, come se risultasse complicato collegare un immaginario musicale a Beppe Grillo, l’uomo che, al contrario di Casaleggio, è stabilmente al centro della scena. Giulia scrive: «Boh, forse Grillo non ascolta musica. Magari, ecco, mi viene in mente Adius, quel pezzo dove Piero Ciampi ad un certo punto diceva: “ma vaffanculo”».

Ivan Carozzi

Ivan Carozzi è stato caporedattore di Linus e lavora per la tv. Ha scritto per diversi quotidiani e periodici. È autore di Figli delle stelle (Baldini e Castoldi, 2014), Macao (Feltrinelli digital, 2012), Teneri violenti (Einaudi Stile Libero, 2016) e L’età della tigre (Il Saggiatore, 2019).