Filmini

Sabato cominciamo a girare.
Che cosa? Forse non importa neppure.
C’è stato un tempo in cui mi bastava mettere le mani su una videocamerina x per non sentire più il mal di schiena. Una volta mi è stato fatto presente che era agosto, c’erano 40 gradi e io stavo sotto il sole da sei ore, sul cemento di una stazione. Non me n’ero accorto: avevo una videocamerina x in mano (una Canon xl1 per gli appassionati) e mi sembrava la cosa più bella da tenere in mano, se si escludono parti anatomiche umane.
E’ successo lo stesso (il contrario), un’altra volta. Su un tetto, a gennaio, e c’era un microfono che congelava appena lo lasciavo sulle tegole, da solo.
C’erano anche due amici avvolti in delle coperte e nel girato si vede e si sente tutto il freddo che avevano.

Insomma c’è stato un tempo in cui mi divertivo, e tanto, a filmare le cose. Era un gioco, fatto con mezzi zero e tutta la serietà possibile, come si deve fare, secondo me, quando si gioca.
Con una mia cara amica che non c’è più, a volte parlavamo di questo, di come fosse bello fare “i filmini”.

Poi queste cose le ho dimenticate, perché uno invecchia a tradimento, proprio quando è convinto che non stia accadendo. Ti dici solo che “le cose sono cambiate” ma in realtà quello cambiato sei tu. E pensi di essere diventato più serio e invece hai solo fatto un passetto verso il posto dove non ci si diverte più.

Sabato arriverà una troupe di coraggiosi volontari da Milano. Avremo una bella attrezzatura: una Canon C300 appena sfornata e tutte le ottiche Zeiss necessarie, ed i rig per maneggiarla. Pure un fonico volontario. Un miracolo.

Ci saranno due attori molto bravi, che hanno ricevuto solo una mezza pagina di sceneggiatura senza dialoghi dove gli viene raccontato, più o meno, chi saranno per tre giorni. Improvviseranno. Nella scena hanno i loro nomi, Gabriele e Lino. i personaggi, intendo, hanno i loro nomi. Ci saranno gli amici che da sempre mi affiancano in ogni pazzia economicamente fallimentare.

Gireremo scene slegate tra loro, alcune su un lago, altre in un edificio abbandonato, in una stazione, e non abbiamo permessi e temiamo che ci venga a prendere la polizia. A loro dovremo spiegare (e bene) che stiamo solo giocando.
Scopo del gioco è girare una seria a puntate. Una roba vicina ai marciapiedi, come direbbe quella che fu Loredana Bertè.
Questa prima parte è una specie di trailer, un test tecnico delle attrezzature ed anche un check di compatibilità umana tra me e gli altri commandos che si sono voluti affiancare a questa operazione.
Perché a dirigere saremo in due: io e Roan Johnson.
Roan è un pisano anche lui, anche se non sembra. Ha fatto un film uscito da poco: I primi della lista.

Naturalmente ci sarà da spendere soldi, perché le persone che lavorano devono mangiare e dormire e mettere benzina, quindi alla fine del gioco non avrò più un euro in banca, ma questo è già successo altre volte.

Però abbiamo una storia da raccontare, degli attori bravi e dei commandos. In teoria dovremmo essere a posto.
Però se ci fate gli auguri siamo contenti.

Altro:
Visto che qui c’erano delle righe vuote ne approfitto per fare i complimenti ai Taviani’s Brothers. Che vinsero a Berlino un premio prestigioso. Ed anche a Vicari e Fandango che con Diaz si sono portati a casa il premio del pubblico.

Gipi Pacinotti

Disegnatore e regista, collabora con la Repubblica e Internazionale. Con il suo graphic novel Appunti per una storia di guerra ha vinto il premio Goscinny al festival del fumetto di Angoulême. Il suo primo film si chiama L'Ultimo terrestre.