Un anno in dieci libri

Sono un utilizzatore di lettori di ebook da parecchio tempo. È uno strumento che si adatta bene a due diversi aspetti del mio quotidiano: le letture disordinate e il continuo viaggiare in treno. Per quanto riguarda il secondo aspetto, le comodità pratiche dell’ebook sono evidenti; per il primo bisogna richiamare invece un fatto noto a tutti i lettori accaniti, e cioè che ogni stato d’animo vuole il suo libro.

Non che si tratti sempre di volubilità meteoropatica o instabilità emotiva. Se qualcuno mi dice che prima di andare a dormire legge Kant lo individuo senza timor di smentita come una persona che ha giornate poco impegnative, oppure un bugiardo. Come tutte le attività che, se intraprese seriamente, richiedono sforzo e concentrazione, le letture più difficili si possono fare solo sereni e riposati, con un tempo appropriato davanti a sé e senza gravi pensieri in testa. Knut Hamsun scrisse che quando si soffre la fame si può pensare a una cosa sola: a come sfamarsi.

Dopo una giornata di lavoro, è molto più facile che ci si senta inclini a qualcosa di breve o, se lungo, di leggero. Un libro letto controvoglia, come ben sanno gli studenti, è una tortura. Chi non prende sul serio il necessario contorno della lettura rischia di ritrovarsi nella grave e ben nota situazione di perdersi nel mezzo di un paragrafo, o di leggere quattro volte la stessa frase e non riuscirne ad afferrare il senso, per finire con il chiudere il libro o – peggio ancora – andare avanti rinunciando a capire.

Mi sono sempre chiesto però che cosa avrei mai fatto del file dei miei ritagli, dato che dopo un po’ di tempo ritrovare un passaggio diventa, nella pratica, molto fastidioso. A fine anno, tempo di bilanci, provo a scegliere qualche passo che mi ha colpito per la sua bellezza o ha detto bene qualcosa che non sapevo di pensare (oppure qualcosa di cui penso l’opposto). L’ordine è solo cronologico (della mia lettura) e solo l’ultimo brano non viene da un’edizione digitale. Tutti, in modo diverso, sono stati per me libri importanti in questo 2013 (le traduzioni sono mie).

1. «La Grecia, perfino ai tempi di Pericle, non produsse alcun omicidio degno del minimo merito; e Roma ebbe troppo poca originalità di genio in qualsiasi arte per avere successo, dove il suo modello le venisse meno. Difatti, la lingua latina affonda sotto la stessa idea dell’omicidio. “L’uomo fu assassinato” – come suonerebbe la frase in latino? Interfectus est, interemptus est – che esprime semplicemente un omicidio; e di qui l’obbligo della latinità cristiana del Medioevo di introdurre una nuova parola, a cui la debolezza delle concezioni classiche non era mai riuscita ad ascendere. Murdratus est, dice il più sublime dialetto dei tempi gotici.»

Thomas De Quincey, L’omicidio come una delle belle arti (1827)

2. «La mia personale esperienza nel governo locale mi suggerisce che c’è molta meno differenza tra i punti di vista degli economisti (siano repubblicani conservatori o democratici liberal) di quella che c’è tra economisti da una parte e quelli che provengono da altre discipline dall’altra. Gli economisti di idee politiche contrastanti sono d’accordo tra loro sulla maggior parte delle questioni. È piuttosto probabile che una maggioranza bipartisan di economisti si unisca contro una coalizione bipartisan di politici.»

Ma la citazione non può andare senza quest’altra, dallo stesso libro, qualche pagina più avanti: «I problemi più importanti relativi alla distribuzione della ricchezza richiedono risposte filosofiche o ideologiche, non economiche».

Charles Wheelan, Naked Economics (2002)

3. «Nel XIX secolo, quando Dickens e Darwin e Disraeli leggevano ciascuno le opere dell’altro, il romanzo era il mezzo preminente di istruzione sociale. Un nuovo libro di Thackeray o William Dean Howells era anticipato con il genere di eccitazione che ispira oggi un’uscita cinematografica di fine dicembre. La grande e ovvia ragione del declino del romanzo sociale è che le tecnologie moderne fanno un lavoro molto migliore di istruzione nella società. La televisione, la radio e le foto sono media vividi e istantanei. Anche il giornalismo, dopo A sangue freddo, è diventato un’alternativa creativa praticabile rispetto al romanzo. Poiché si rivolgono a platee più ampie, la TV e le riviste si possono permettere di mettere insieme rapidamente grandi quantità di informazioni. Pochi scrittori seri possono permettersi un breve viaggio a Singapore o la massa di consulenze di esperti che danno alle serie TV come ER e NYPD Blue la loro patina di autenticità. Lo scrittore di medio talento che vuole scrivere, diciamo, del dramma degli immigrati clandestini sarebbe pazzo a scegliere il romanzo come mezzo. Lo stesso per lo scrittore che volesse offendere la sensibilità dominante. Il lamento di Portnoy, a proposito del quale persino mia madre, una volta, sentì abbastanza per disapprovarlo, è stato probabilmente l’ultimo romanzo americano che poté apparire nel radar di Bob Dole come un incubo di depravazione. I Baudelaire di oggi sono gli artisti hip-hop.»

Jonathan Franzen, Come stare soli (2002)

4. «Come quelli che si mettono in viaggio per vedere con i loro occhi una città desiderata e s’immaginano che si possa gustare nella realtà il fascino di un sogno.»

Marcel Proust, Dalla parte di Swann (1913)

5. «Ciascuno sospetta se stesso di almeno una delle virtù cardinali, e questa è la mia: sono una delle poche persone oneste che abbia mai conosciuto.»

F. Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby (1925)

6. «La pellicola di Sorrentino è una summa di luoghi comuni “facili”, seppure ben infiocchettati. Trasmette una lettura distorta e superficiale della figura e del ruolo politico di Andreotti e, cosa ben peggiore, della storia d’Italia.»

Massimo Franco, Andreotti (2008)

7. «Il masscult prova a fornire distrazione all’uomo d’affari stanco – o allo stanco proletario. Questo tipo di arte è necessariamente a distanza dall’individuo poiché è pensata specificamente per rivolgersi non a quello che lo differenzia da chiunque altro – quello che è di interesse più vitale per lui – ma piuttosto per lavorare sui riflessi che condivide con chiunque altro.»

E qualche pagina prima: «Una persona che abbia esigenze finanziarie modeste e in cui siano smodate curiosità, scetticismo e indifferenza alla reputazione è una persona che rischia di diventare un giornalista.»

Dwight Macdonald, Masscult e midcult (1962)

8. «Gli psicologi hanno identificato da tempo una tendenza individuale a cadere nell’illusione di avere qualche controllo in situazioni in cui, in realtà, non ne hanno alcuno. In uno studio, i soggetti erano seduti di fronte a uno schermo di computer diviso da una linea orizzontale, con una sfera che fluttuava casualmente tra le due metà. Alle persone veniva dato un apparecchio da premere per muovere la sfera verso l’alto, ma venivano messi in guardia dal fatto che anche spinte casuali l’avrebbero influenzata, cosicché loro non avrebbero avuto il controllo completo. Ai soggetti venne quindi chiesto di giocare una partita con l’obbiettivo di tenere la sfera nella metà superiore dello schermo il più a lungo possibile. In una serie di esperimenti, l’apparecchio non era neppure collegato, per cui i giocatori non avevano assolutamente nessun controllo sui movimenti della sfera. Nonostante questo, quando i soggetti vennero interrogati dopo un periodo di gioco, essi erano convinti di avere un buon grado di controllo sui movimenti (gli unici soggetti che non nutrivano una simile illusione, si scoprì, erano quelli a cui era stata diagnosticata un’acuta depressione).»

Burton G. Malkiel, A Random Walk Down Wall Street (prima ed. 1973)

9. «ERNEST. E qual è la differenza tra letteratura e giornalismo?

GILBERT. Oh! Il giornalismo è illeggibile, e la letteratura non viene letta. Questo è tutto.»

Ma da qui devo trascrivere anche, qualche pagina più avanti: «Tutti possono scrivere un romanzo in tre volumi. Basta solo una completa ignoranza della vita e della letteratura.»

Oscar Wilde, Il critico come artista (1891)

10. «Sta di fatto […] che sia sulla scelta dei problemi da discutere sia sul modo di risolverli i contrasti di opinione sono inevitabili, ed è altrettanto inevitabile distinguere le diverse opinioni in base a criteri di valore, che riproducono contrasti di fondo. Il credere che quando si discutono problemi concreti ci si possa mettere d’accordo sull’unica soluzione possibile è il frutto della solita illusione tecnocratica.»

Norberto Bobbio, Destra e sinistra (1994)