Una vita da mediane

Le nuove regole per l’abilitazione – e l’abilitazione stessa è una novità in Italia – al ruolo di professore associato e professore ordinario sono entrate nel vivo con la pubblicazione delle “mediane”, cioé i valori mediani di produttività scientifica di ogni settore che i candidati devono superare per poter accedere alla procedura di abilitazione (per i settori “non bibliometrici”, cioé essenzialmente umanistici: il numero minimo di monografie, il numero minimo di articoli scientifici, il numero minimo di articoli in riviste di classe “A”). Basta superare almeno uno di questi tre valori per potersi candidare all’abilitazione. Procedura simile per chi si vuole candidare come commissario.

Le nuove regole hanno trovato – e trovano – resistenze forti da parte di molti professori, che non sono abituati a essere controllati e ancor meno giudicati. Non tutte le resistenze sono immotivate e i toni sono diversi. Si va dall’enfasi di casi limite, come qui, al linguaggio francamente sproporzionato e quasi intimidatorio (e si sperava di non trovare più termini come “braccio armato”, come ”crimine”, associati addirittura a un indirizzo) come quello che troviamo invece qui (e a mio modesto avviso singolarmenteprivo di argomenti), o al tono inutilmente spiritoso e allusivo, quando non complottista, oppure al serio e utilissimo lavoro di un sito come Roars, che ha come tesi – se capisco bene – il totale errore di questo tipo di valutazione, ma dà molte informazioni e evidenzia bene alcuni punti deboli del nuovo sistema.

L’argomento è davvero delicato e dovremo vedere che cosa la procedura produrrà (e nel caso ritoccare alcune cose). A me il nuovo metodo sembra un piccolo passo avanti. Certo ci sono alcuni problemi teorici e alcune approssimazioni nella messa in movimento della procedura, come sempre nel passaggio da un sistema all’altro, ma il superamento del vecchio sistema, che non garantiva né l’istituzione universitaria, né la disciplina, né tanto meno i candidati e si risolveva troppo spesso in un accordo tra “gentiluomini”, era necessario.

La presenza di mediane con valori minimi – alcuni si lamentano che siano troppo basse, altre troppo alte – può poi essere un’utile indicazione per chi nei prossimi anni vorrà accedere al ruolo di professore universitario (e francamente se a un ordinario di filosofia teoretica viene chiesto di scrivere tre monografie in dieci anni non mi pare uno scandalo).

Certo rimane sempre l’interrogativo “Ma se arrivasse Einstein con due articoli rivoluzionari? Allora non lo metteremmo in cattedra?”. Questo non lo so (ma se farà lo sforzo di pubblicarle in riviste riconosciute probabilmente sì), ma quanti Einstein abbiamo messo in cattedra negli ultimi vent’anni?

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.