Il più grande fischiatore italiano

Alessandro Alessandroni è stato il più famoso fischiatore italiano. La sua notorietà è legata soprattutto al fischio di Per un pugno di dollari di Sergio Leone e di molti altri western successivi, ma non c’è praticamente fischio risuonato pubblicamente in Italia negli ultimi cinquant’anni che non sia uscito dalle sue labbra. In anni più recenti aveva accettato di collaborare con i Baustelle nella canzone Spaghetti western2009, e con Jovanotti in Quando sarò vecchio, 2011. Alessandroni, che fu anche un compositore e un cantante e fece parte dei 4+4 di Nora Orlandi, è anche la voce di Mah-Nà-Mah-Nà dei Muppets.

Mi piace ricordarlo ripubblicando una breve intervista che compare all’interno di un articolo sul fischiare scritto per D di Repubblica alcuni anni fa e anche nel libro Inventario Sentimentale (Laterza, 2013)

Cose che passano di moda / Fischiare

Celestiale nello smog mattutino, tra le auto in doppia fila, gli sciami di scooter e le cacche di cani, si fa largo un fischiare. Sto portando i bambini a scuola, siamo in ritardo, ma ci blocchiamo incantati. È Hey Jude dei Beatles zufolata da un angelo caduto nel corpo di un postino di mezz’età. «Complimenti, lei è il campione mondiale di fischio!», gli dico. «Cosa vuole, sono cresciuto in campagna», risponde, prima di pedalare altrove lasciandosi dietro una scia di note fischiate: «Naa na na nananà nananà, hey Jude». Ci rimettiamo in cammino, i bambini soffiano suoni smorzati tra le labbra socchiuse, io mi rendo conto che in tutta la vita non hanno mai sentito qualcuno fischiare davvero. Penso che sarebbe bello insegnarglielo. Un bel regalo. A casa, cerco su Internet. Ma mi si spalanca davanti un mondo sconfinato, popolato di uomini-uccello.

Trascorro una mattinata entusiasmante. Per qualche ora le urla del mondo si acquietano e il male sprofonda in uno sfondo lontano di spensierata indifferenza. Il default greco non mi riguarda più, io ascolto Tritsch Tratsch Polka di Ronnie Ronalde, il più grande fischiatore di sempre, oppure Sean Lomax che interpreta la Danza Boema della Carmen di Bizet. Scarico una raccolta di fischi di inizio Novecento e valuto se spendere 16,95 $ per farmi spedire il CD. Si moltiplichino pure gli Scilipoti, e invadano la Terra, io mi godo, incredulo e pieno di raccapriccio, le gare di fischio e yödel che si sono tenute in Iowa nel 2009 (Fair 2009: Yodeling and whistling). Voglio riuscirci anch’io.

Decido di chiedere lumi ad Alessandro Alessandroni, l’immenso fischiatore di Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone oltre a decine di commedie sexy italiane. È anche la voce di Mah-Nà-Mah-Nà dei Muppets e ha collaborato con Jovanotti. Ha 86 anni, una faccia bellissima e vive in Namibia. Tento un’intervista, ma il maestro, da buon fischiatore, è di poche parole. Si ricorda la prima volta in cui ha capito di avere questo dono?, gli chiedo. Risponde: «Alla Fono Lux di Cinecittà con Nino Rota». Che consigli può dare a chi voglia migliorarsi? «È un po’ difficile perché vanno suggeriti modi diversi a seconda del soggetto. Tutto dipende da come si posiziona il labbro per ottenere un suono soft o un suono aggressivo». Da che cosa dipende un buon fischio, maestro? «Prima di tutto da madre natura cioè dalla forma delle labbra dalle quali viene emesso il suono». Madre natura con me è stata bastarda. Agito la bocca e soffio, disperatamente. Ma emetto solo schifezze. Mi devo fermare. È una miniera. Ci sono festival e associazioni in India, Giappone e North Carolina. In Pucker Up. The Fine Art of Whistling, un documentario del 2005, un signore di Morristown, New Jersey, fischia agli uccelli che gli rispondono nessuno – tranne gli uccelli – sa cosa.

Scopro che esistono anche lingue fischiate. La più famosa è il silbo gomero dei pastori di un’isola delle Canarie. Ha quattro vocali, 4 mila parole e nel 2009 l’Unesco l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità. Ma ormai è pomeriggio. È arrivata l’ora di andare a prendere i bambini. Sulla strada incrocio un’orda di ragazzetti del liceo, camminano insieme e ridono tra loro, ma hanno tutti le cuffie. Rivedo Isidro Ortiz, il più grande fischiatore delle Canarie, in cima a una montagna con il mare intorno, fischiare nel nulla a La Gomera, l’isola dove si parlava così. E ancora mi risuona in testa Hey Jude del postino. Oggi c’è molto rumore e poco spazio, e tutte le canzoni ti stanno in tasca, basta un telefonino. C’è stato un tempo, invece, in cui fischiare era importante. Serviva a comunicare a grandi distanze in un mondo silenzioso. Ed era l’arte di portarsi dietro la musica.

Giacomo Papi

Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. Il suo ultimo romanzo si intitola Happydemia, quello precedente Il censimento dei radical chic. Qui la lista dei suoi articoli sui libri e sull’editoria.