Babbo Natale contro Jeff Bezos

Egregio dottore Jeff Bezos,
mi chiamo Niklas Kristmas, sono Babbo Natale.

Ho deciso di scriverLe, a pochi giorni dall’evento a cui io e i miei collaboratori lavoriamo da un anno, perché non mi sento affatto bene e non so se quest’anno riuscirò a consegnare i regali. Ormai ho una certa età, e per tutta la vita ho svolto un mestiere usurante. Sono cent’anni che soffro il freddo – Lei se lo immagina com’è volare su una slitta nel cuore della notte a fine dicembre? –, che carico e scarico sacchi pesanti un quintale, che mi infilo e mi arrampico su e giù da camini stretti, umidi e sporchi, rischiando ogni volta che qualcuno si svegli all’improvviso scambiandomi per un ladro.

Una volta, mi è successo, sa? Mi trovavo nel salotto di una villetta in Brianza, proprio vicino all’albero, appena dietro il mobile bar, quando mi sono ritrovato davanti questo tizio in pigiama verde con gli occhi allucinati, che mi puntava contro un fucile da caccia e sbraitava: “Terùn de merda! Vucumprà de l’ostia”. Per fortuna che con me c’era Efisio, il Nano picchiatore, che mi accompagna sempre nei miei viaggi. Eppure, egregio dottore, nonostante la fatica e i pericoli, fino a oggi non ho mai pensato, neppure per un istante, di fare fare ad altri quello che, a volte, le confesso non avevo nessuna voglia di fare io. Per me è stata una questione di dignità, innanzitutto. Ma anche, se mi consente, di eleganza.

È questo che mi impedisce di chiamarLa collega, anche se in fondo facciamo lo stesso mestiere: consegniamo regali.

La differenza è che io lo faccio rischiando in prima persona, mentre Lei – egregio dottore – se ne rimane al caldo nelle retrovie, e manda in giro per il mondo anonimi corrieri e tra breve, si racconta, anche droni.

La verità, dottor Bezos, è che Lei mi ha rubato l’idea.

Si è impossessato della formula del Natale, trasformandola in una macchina da soldi. L’ha resa moderna, gli ha dato un tocco “social”, ha sostituito i clic alla letterina, allargando il target agli adulti, ma soprattutto ha fatto sì che i regali si ricevano sempre, in qualsiasi giorno dell’anno, anche a Ferragosto. Da qualche tempo, poi, ha lanciato anche il servizio Prime, la consegna in giornata, e in alcune città in un’ora. Per noi è difficile competere. Ma Lei sta abolendo l’attesa che è il vero nucleo della felicità, non solo a Natale, poiché l’attesa implica attenzione. Per chi ha bisogno di vendere sempre più oggetti, anche quelli di cui non si ha bisogno, l’attesa rappresenta soltanto un inutile ostacolo. Se mi posso permettere un consiglio non richiesto, dottore, non si faccia prendere dall’avidità e dalla foga, non accorci l’attesa fino a cancellarla perché allora il piacere che lei offre svanirà.

Ma sto divagando, come al solito. Con l’età sto diventando palloso e sentimentale. Se ho deciso di scriverLe non è per filosofeggiare, ma perché per un attimo ho pensato che quest’anno Lei potesse sostituirmi. Le avrei prestato la slitta, naturalmente, e le renne, anche il costume rosso, se l’avesse voluto. Le avrei perfino messo a disposizione il dottor Jonas Kolka, il Folletto logistico, e i nani impacchettatori e le gnome infiocchettatrici, e naturalmente, ad accompagnarla sarebbe venuto l’illustre Efisio Fois, il Nano picchiatore. Ma poi, via via che scrivevo, mi sono accorto che la mia era una pessima idea, e mi sono dato dell’imbecille da solo.

Come si fa a proporre una joint venture a uno che le consegne le vuole far fare ai droni? Lasci stare, dottore, come non detto. Scusi se l’ho disturbata. Ognuno per la sua strada, come se niente fosse. Natale è Natale e Amazon è Amazon, ed è bene che i marchi rimangano distinti.

Ho la febbre a 39,7, l’alitosi, il diabete, la colite, l’uveite, la gastrite, la cellulite, il gomito della lavandaia e il ginocchio del tennista: sono così malmesso che anche le giunture mi si sono invertite. Però il Natale a Lei non lo regalo. Senza offesa.

Se proprio la mia salute non dovesse migliorare, vorrà dire che quest’anno chiederò un favore a mio fratello Luciano, il famoso Uguagliatore. E allora sì che ci sarà da divertirsi.

Buon Natale a Lei e ai Suoi Cari,

cordialmente,

Niklas Kristmas

Giacomo Papi

Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. Il suo ultimo romanzo si intitola Happydemia, quello precedente Il censimento dei radical chic. Qui la lista dei suoi articoli sui libri e sull’editoria.