Il silenzio degli innocenti è un film famoso e apprezzato per tantissime ragioni. Una riguarda una bellissima scena a pochi minuti dalla fine. C’è un indagine e si deve catturare lo spietato serial killer Buffalo Bill: una squadra dell’FBI pensa di averlo trovato e accerchia la sua casa. Nel frattempo l’agente interpretata da Jodie Foster sta seguendo una traccia diversa e si trova fuori da un’altra casa. Le scene con le quali si scopre che ad avere ragione è l’agente interpretata da Foster sono un ottimo esempio di quello che viene definito “cross-cutting” o “parallel editing”, la tecnica che gioca con le aspettative del pubblico e con le sue abitudini cinematografiche: montando una scena dopo l’altra si fa credere che le scene siano collegate mentre in realtà non lo sono. Ci si aspetta che Buffalo Bill stia per aprire la porta alla squadra dell’FBI, mentre invece la apre al personaggio interpretato da Foster. Quelle scene hanno reso famosa quella casa di quel film: si trova a Layton, in Pennsylvania, fu costruita nel 1910, ha tre piani e quattro camere da letto. L’agente immobiliare Dianne Wilk ha detto che è stata venduta per 195mila dollari a un acquirente che l’ha comprata «proprio perché era nel film». Il prezzo iniziale era di circa 300mila dollari ma la casa era in vendita da circa un anno e nessuno l’aveva comprata. Nella casa non c’è però la famosa cantina di Buffalo Bill: quelle scene furono girate altrove.
È online il primo trailer di Loving, il film di Jeff Nichols (quello di Mud) che racconta la storia vera di Richard e Mildred Loving, interpretati da Joel Edgerton e Ruth Negga. Richard era bianco, Mildred era nera: i due vivevano negli Stati Uniti e si sposarono negli anni Cinquanta. Furono però condannati e incarcerati perché il loro matrimonio misto era considerato illegale. I coniugi Loving nel 1967 impugnarono la sentenza alla Corte Suprema, che diede loro ragione e abolì tutte le restrizioni legali sui matrimoni tra neri e bianchi. Il film – che è stato presentato a Cannes – uscirà negli Stati Uniti il 2 novembre: è il momento in cui escono molti dei film che puntano all’Oscar e secondo alcuni esperti Loving potrebbe essere uno dei film nominati per i premi più importanti. Non c’è ancora una data d’uscita per l’Italia.
L’ufficio del turismo delle isole Fær Øer, nel nord dell’Oceano Atlantico, ha trovato una soluzione per dotare le mappe dell’arcipelago di immagini simili a quelle di Google Street View, anche se il servizio di Google da quelle parti non è mai arrivato: usare le pecore, numerosissime e libere di circolare. In particolare, sull’arcipelago vivono circa 80mila pecore e 49.188 persone. L’idea è stata di Durita Dahl Andreassen, impiegata dell’ufficio del turismo, che ha messo sulla schiena di cinque pecore delle telecamere che riprendono a 360 gradi e dato il via all’iniziativa #wewantgooglestreetview, che secondo lei potrebbe far aumentare il numero di turisti sulle isole Fær Øer. Le telecamere fissate sulle schiene delle pecore scattano una fotografia al minuto e il GPS di uno smartphone, a sua volta messo nell’apposito “zainetto per pecore”, ne registra le coordinate.
Le Fær Øer sono composte da 18 isole principali e altre più piccole: si trovano circa a metà strada tra la Norvegia e l’Islanda, esattamente a nord della Scozia. Dal punto di vista istituzionale le isole Fær Øer fanno parte del Regno di Danimarca, ma a partire dal 1948 sono autonome in quasi tutti gli aspetti della politica interna e non fanno parte dell’Unione Europea, a differenza della Danimarca. Nella lingua del posto si chiamano Føroyar, e in danese Færøerne. Il nome viene tradizionalmente interpretato come “isole delle pecore”, ma è più probabile che significhi più semplicemente “isole lontane”.
È già capitato che una telecamera affidata a una pecora si rompesse: Durita Dahl Andreassen sta studiando un modo per recuperare facilmente le altre, ma già molte immagini sono state caricate su Google.