Prima o poi doveva succedere: un giornalista in diretta in mutande

Prima o poi doveva succedere: un giornalista in diretta in mutande

Will Reeve, giornalista della rete televisiva ABC e figlio dell’attore Christopher Reeve, è apparso suo malgrado in mutande durante un collegamento con Good Morning America, popolare programma mattutino della televisione americana. Reeve non ha sistemato bene l’angolazione della videocamera ed è quindi finito in diretta così senza accorgersene. Nonostante l’imbarazzo e l’ironia degli spettatori, Reeve l’ha presa bene: sarebbe potuto succedere a tanti, in questi giorni.

I ricci di mare indossano volentieri un cappello

I ricci di mare indossano volentieri un cappello

I ricci di mare si muovono lentamente, ma si muovono: hanno centinaia di pedicelli appiccicosi con cui si spostano verso fonti di cibo sul fondale marino e grazie a cui riescono a “scalare” rocce e scogli. Capita anche che usino questi pedicelli per caricarsi piccoli sassi e conchiglie sul loro lato superiore, quello dove hanno l’ano. È un comportamento che è stato osservato da diversi biologi e, recentemente, da un appassionato di acquari del Colorado, Wilson Souza. Sul forum per impallinati degli acquari Reef2Reef, Souza ha raccontato di aver fabbricato piccoli cappelli usando una stampante 3D per vedere se i suoi ricci di mare se li sarebbero caricati sopra, ed è effettivamente successo.

(Wilson Souza)

(Wilson Souza)

Ricci di mare di diverse specie sono stati osservati nel caricarsi addosso sassi e conchiglie (e anche una pallina da golf). Gli scienziati usano il verbo “coprirsi” per descrivere questo comportamento perché ritengono che i ricci usino questi oggetti appunto per coprirsi, difendersi da qualcosa. L’ipotesi degli scienziati è che lo facciano per schermarsi dai raggi ultravioletti: nel 2002 un gruppo di biologi irlandesi scoprì che i ricci si coprivano in maggior numero (o si spostavano verso aree ombreggiate dei propri acquari) quando erano illuminati con l’intero spettro dei raggi ultravioletti. In un altro studio, fatto osservando ricci di mare in natura, nel golfo della California, si era scoperto che si coprivano di più se la forza delle onde era maggiore.

(Wilson Souza)

Secondo un terzo studio, del 2007, una serie di fattori spinge i ricci a coprirsi: quello principale è la difesa dalle onde e da parti di alghe in movimento. I sassi insomma servirebbero soprattutto per ancorarsi al fondale. Nel caso dei cappelli di Souza però, dato che sono stati “indossati” in un acquario, è probabile che i ricci si siano coperti soprattutto dai raggi ultravioletti.

Le foto delle strade piene di persone non dicono sempre la verità

Le foto delle strade piene di persone non dicono sempre la verità

Le fotografie che mostrano persone in fila fuori dai negozi molto vicine tra loro o strade apparentemente trafficate possono essere ingannevoli: se scattate usando un teleobiettivo invece che con un obiettivo grandangolare possono far pensare che le regole sul distanziamento sociale non siano rispettate, anche se non è così. Lo hanno spiegato, in un articolo pubblicato sul sito del canale televisivo danese TV 2, due fotografi di Copenaghen, Ólafur Steinar Gestsson e Philip Davali, che sono stati mandati dall’agenzia Ritzau Scanpix a fotografare le stesse scene usando obiettivi diversi. Con un obiettivo grandangolare si ottengono immagini che mostrano le cose come le vedono gli occhi umani, mentre con un teleobiettivo tutto risulta schiacciato e persone che si trovano a due metri di distanza possono sembrare molto vicine.

Per chi avesse il dubbio che le due foto nel tweet mostrino persone diverse, il giornalista Thomas Baekdal ha evidenziato alcuni particolari.

Ólafur Steinar Gestsson pensa che se gli verrà chiesto di fare delle fotografie per mostrare la vita quotidiana in questo periodo di distanziamento sociale, userà soprattutto obiettivi grandangolari: non crede che usare i teleobiettivi sia scorretto (non sempre gli obiettivi grandangolari offrono la resa più “realistica”), ma ritiene che l’effetto estetico che danno alle foto sia secondario rispetto alla resa realistica che si ottiene con un grandangolare. «Una possibile soluzione potrebbe essere di indicare nella didascalia della foto come è stata scattata, in modo che i photoeditor dei giornali possano sceglierla come credono meglio», ha detto.

Un caso notevole dell’effetto dei teleobiettivi è stato notato su Twitter da alcune persone che commentavano un articolo del quotidiano norvegese Dagbladet secondo cui, sabato 4 aprile, c’erano moltissime persone a spasso nel centro di Oslo, noncuranti delle regole sul distanziamento sociale. Notando la posizione di un segnale stradale e di un lampione, è stato possibile ricostruire che la fotografia mostrava un tratto di strada molto più lungo rispetto all’apparenza nella foto. Uno degli effetti dei teleobiettivi è infatti quello di fare apparire vicine cose anche molto distanti. L’articolo di Dagbladet è stato criticato per aver diffuso un messaggio ingannevole con quell’immagine.

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