Volta & Gabbana

Ho capito, la coerenza è la virtù degli imbecilli come dissero, in ordine d’importanza, Eugenio Scalfari e Oscar Wilde. In politica, poi, tradire sembra quasi un dovere, una necessità fisiologica (l’espressione è quella) che è preclusa solo a chi non sa come gira il mondo. Dire il contrario di quanto si diceva in gioventù – o un paio d’anni fa – pare diventato la regola e non l’eccezione, l’immancabile requisito dell’uomo di mondo. Esempi? A milioni, lo sapete. Basti che il Pdl è coordinato da ex comunisti ed ex fascisti (non abituatevi troppo alle parole: ho detto comunisti e fascisti) nei giorni in cui un leghista spiega che «la rivoluzione liberale ha fallito». Eh già. Al meeting di Cl ho visto dei folgorati, ex radicali e abortisti, che raccontavano la loro metamorfosi e beccavano pure applausi. E poi gente che scrive libri contro l’Islam e anni fa inneggiava a Khomeini, filo-israeliani che erano filo-palestinesi, garantisti ex forcaioli, neo-craxiani che lo lapidarono.
Io tre aborti io non li ho condivisi, voi?
Io non ho mai inneggiato a Khomeini, voi?
Il destino dei coerenti, ci dicano, è solo quello di perdere treni? Oh, ma allora ci perdonino se ancora, tra noi, c’è chi non fa battaglie contro l’aborto dopo averne condivisi tre, non ha mai inneggiato a Khomeini né alla morte di nessuno, garantista era e garantista rimane, eccetera. Vogliano accettare i nostri applausi. Dopodiché s’impicchino.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera