Aboliamo l’Auditel (almeno sui tiggì)

Ora che il mio amico Mentana ha felicemente cessato la parte dell’epurato (fu licenziato una sera in cui mi aveva come ospite: mi sento ancora in colpa) posso anche permettermi di dirgli che il suo prossimo passaggio al Tg de La7 poteva registrare una maggiore eleganza. Ha parlato di «lanciare un telegiornale» che sinceramente pareva già lanciato, e lo ha descritto come «la Cenerentola dei notiziari» anche se ultimamente aveva superato il 5 per cento: roba stratosferica, per la7. Ma forse lo scrivo perché sono amico anche di Antonello Piroso. Detto questo, sui giornali si è parlato del futuro notiziario di Mentana solo nei termini sciagurati che riguardano i suoi ascolti potenziali: col rischio – noto – che la ricerca dello share non coincida necessariamente con un’informazione di qualità. Lo vediamo ogni giorno: si lascia che a stabilire i confini del pubblico interesse sia perlopiù il pubblico: è per questo che i notiziari straripano di infotainment, entertainment, tell-stories, ricette per la pajata, idiozie gossipare e omicidi seriali. A giustificare una notizia è sempre più la presenza di un’immagine, di un video, di un particolare che suggestioni anziché informare. Mi chiedo se non sarebbe un bene vietare per legge, durante i telegiornali tra loro in concorrenza, le rilevazioni degli ascolti, piccoli traini compresi. È un’ottima idea. Non si farà mai.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera