Il righello

Ho smesso con le guerre di religione qualche anno fa. Parlo di “religione” informatica, della, ormai inattuale, lotta fra Mac e PC. Quando ero giovane mi piaceva pensare di far parte di una minoranza e credevo che ci fosse un bene e un male, senza capire quanto, forse, il bene e il male, altro non fossero che segmenti di mercato. Non solo nell’informatica, a pensarci bene. Sto un po’ semplificando, è vero, però il punto a cui voglio arrivare è quello di provare a dire che ora ho una capacità di giudizio migliore e che, nonostante la continua ricerca della prossima scintilla, sono diventato un utilizzatore critico di tutti i sistemi. Anzi, proprio Apple, dopo la morte di Steve Jobs sta facendo scelte strategiche che la allontanano un po’ da me e, ad esempio, uno dei miei crucci attuali è sulle scelte commerciali di Apple rispetto ai suoi computer portatili, in cui non trovo nulla che combaci con le mie necessità o i miei desideri. Mi lamento spesso della scelta dei display nella serie Pro, del costo eccessivo della serie Retina, della mancanza di una scheda video dedicata e della impossibilità di espansione di quello che sarebbe, per altri versi il mio portatile ideale.

Ho anche provato a guardare alle macchine con Windows e, da un cliente, ne ho usata una per un po’, salvo tornare al mio vecchio Mac, per abitudine, pigrizia, snobismo.
Ci sono anche molti altri motivi, ma, come scrivevo prima, non ne parlerò ora. Solo una cosa vorrei condividere ed è una perplessità che mi ha assalito fortissima, mentre guardavo il PC che stavo usando: chi ha avuto l’idea di mettere, nello slot per le Express Card, un oggetto come questo?

Un righello-convertitore

Io mi immagino la riunione in cui uno dei progettisti collega il suo PC al proiettore e inizia la presentazione: «Ho avuto un’idea…»

Fabrizio Re Garbagnati

Fabrizio, in un’altra vita, vendeva computer con la mela morsicata, aveva la barba bionda e una faccia molto seria. Adesso la barba è un po’ più bianca ma sorride molto di più, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con le sue fotografie.