The next thing

Cosa ci faccio qui?
Io sono stato un bambino quando erano bambini i computer, sono cresciuto attraversando l’adolescenza dei Megabyte e della passione e arrivando all’età adulta dei Terabyte e della professione, traslocando i miei file infinite volte, partendo da un floppy e arrivando all’ultimo disco allo stato solido o sulla rassicurante nuvoletta del cloud.
Una parte del mio lavoro, negli ultimi quindici anni, è stato spiegare alle persone in che modo i computer e la tecnologia potessero migliorare la loro vita ed essere uno strumento straordinario per comunicare. Ho iniziato a farlo in anni in cui parlare al computer significava scrivere i comandi su una tastiera e per entrare in mondi fantastici servivano e bastavano un monitor monocromatico e moltissima fantasia; non esisteva Internet e un messaggio mandato da una BBS di Milano a una di Roma poteva metterci un giorno prima di arrivare.
Raccontato così sembra il secolo scorso e in effetti lo è.
Da allora ho sempre avuto la fortuna di avere un amore molto forte per la comunicazione digitale e per l’evoluzione dell’informatica personale, tanto che sono diventato un appassionato rivenditore, qualcuno scherza e dice spacciatore, ho fondato una community che è stata straordinariamente attiva e rumorosa e ho partecipato alla nascita e alla crescita dell’Internet che è, ora, nella vita di tutti.
In questi anni quello che mi ha dato più sorrisi e, forse, più emozione, è stato proprio il far avvicinare al computer persone che lo temevano, che arrivavano con un pregiudizio, poco abituate e un po’ spaventate da tutta quella libertà che poteva correre attraverso un cavo, prima, e nell’aria, poi. Insegnar loro a gestirla e a proteggersi, a come non abusarne una volta imparato a dominarla dal punto di vista pratico e tecnico, è stato quel qualcosa in più che ha creato un legame forte fra me e tutte queste persone. Da quando questa estate mi sono messo a rincorrere dei sogni nuovi, prendendo del tempo per me e per le persone che amo, mi sono reso conto che questo confronto quotidiano mi manca moltissimo, non credevo così tanto.
Probabilmente, se fossi un ragazzo adesso e dovessi scegliere un computer, non sceglierei Apple, come ho fatto alla fine degli anni ottanta e sposerei, come allora feci con Apple, una causa che sembra persa, prendendo tutto il buono e lottando contro il mondo. Sbaglierei, complicandomi la vita, ma non vorrei quello che vogliono tutti.
Credo che, soprattutto ora, ci siano infinite strade e che abbia molto senso guardare verso il cloud computing, lo sviluppo open source e seguire qualche idea originale che ancora sopravvive, grazie al coraggio di chi ci crede. Dico questo perché quando ho detto che avrei aperto un blog di tecnologia, chi mi conosce bene ha detto: “poesia?”, chi mi ha conosciuto per l’attività dei negozi ha pensato subito a un nuovo spazio di commento su Apple, ma non sarà così: se ne sta già parlando moltissimo e io voglio, invece, anche con le parole che arriveranno qui, continuare a inseguire il mio drago e la prossima nuova cosa, che vorrei fosse quella che inizia a cambiare un po’ il mondo. Una persona alla volta, come diceva qualcuno che non ricordo.

Fabrizio Re Garbagnati

Fabrizio, in un’altra vita, vendeva computer con la mela morsicata, aveva la barba bionda e una faccia molto seria. Adesso la barba è un po’ più bianca ma sorride molto di più, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con le sue fotografie.