Sulla bolla Salvini

Rimuginavo su questa cosa da qualche giorno, poi l’ha scritta un altro. La cosa era Salvini: non proprio Salvini in sé ma il fenomeno che lo circonda e lo avviluppa. Insomma, la bolla Salvini. L’ha scritta Claudio Cerasa sul Foglio (ne aveva già scritto un anno fa su Rivista Studio, in realtà), e siccome l’avevo pensata anch’io – non ho i testimoni – ero ovviamente d’accordo. E per bolla Salvini si intende la possibilità che la popolarità del suddetto sia sovrastimata per effetto di alcuni meccanismi della comunicazione. Meccanismi banalissimi: Salvini sta ogni giorno in tv, saltabeccando da una trasmissione all’altra, e nelle pause distilla qualche frase su Facebook o su Twitter. Le sue considerazioni, seppure espresse in forme rudimentali, vengono rilanciate da altri mezzi di comunicazione. I giornali cercano le famigerate “reazioni” presso politici di opposto schieramento, e fra una balla e l’altra qualche titolo si imbastisce. Per di più le affermazioni di Salvini sono confezionate apposta per questo marchingegno. Tipo “Salvini attacca il Papa”, oppure “Salvini spara su Obama”, roba così.

La “bolla” è quel fenomeno per cui un titolo in Borsa, o una categoria di titoli, oppure i valori immobiliari eccetera, si gonfiano d’aria e si gonfiano d’aria, finché non scoppiano. E qualcuno ci rimette dei quattrini, e qualcuno ci guadagna. La bolla Salvini gonfia la sua popolarità, o per meglio dire la sua “riconoscibilità”, e di conseguenza alimenta anche sondaggi strepitosi, e i sondaggi alimentano la bolla eccetera. Ma la mia percezione della bolla Salvini – e anche quella del Foglio – è che il fenomeno cominci a seminare qualche robusto dubbio anche in casa leghista. C’è una componente della Lega, diciamo grosso modo quella ormai avvezza a governare le istituzioni locali, che si chiede quale sia l’approdo della rimbombante politica salviniana. C’è anche, forse, una componente diciamo così psicologica: se uno sta tutto il giorno in tv a sparare grossolane bombarde, che percezione può avere di quello che succede là fuori?

Lui, Salvini, risponde di aver ingaggiato e consultato fior di esperti più bravi di lui, e di aver ricevuto solo conferme alla propria baldanza.
Sarà anche vero, ma è pur lecito dubitare che un “esperto” consultato da Salvini in persona abbia poi l’autonomia e la prontezza per rivelargli che certe sue affermazioni sono chiaramente delle fesserie campate in aria: anche l’esperto è nella bolla. Non so, può anche darsi che Salvini, dietro le sue felpe, nasconda la tempra di un lungimirante statista. La sua carriera politica, fin qui, ha più che altro dato prova di una notevole spregiudicatezza ispirata a quella leggendaria di Bossi. Il quale Bossi, però, aveva dalla sua un fiuto notevole che magari Salvini possiede solo in forma minore. Per non dire che Bossi e i suoi progetti, col suo fiuto e la sua spregiudicatezza, hanno fatto anche la fine che hanno fatto.

Fabrizio Ravelli

Fabrizio Ravelli, milanese del 1951, giornalista per molti anni a la Repubblica, non ha mai scritto libri per il momento.