La memoria dell’oca

Mortara, ventimila abitanti in mezzo alle risaie della Lomellina, è famosa da sempre per una cosa: i salumi a base di oca. E per il salame ecumenico, altresì detto il salame della pace perché è composto esclusivamente da carne e grasso d’oca e può essere consumato da cristiani, ebrei e musulmani.

Negli ultimi giorni Mortara è comparsa nella cronaca nazionale per tutt’altra notizia. La società sportiva della città vuole aprire il campo sportivo comunale alla cooperativa Faber, per costituire e allenare una squadra tra i 131 rifugiati dei programmi di protezione internazionale ospitati tra Mortara, Sant’Angelo e Robbio. Ma Marco Facchinotti, il sindaco leghista, non ci sta e “minaccia” la sua stessa società di calcio: “Non li voglio allo stadio”. Ne scrive la Stampa, ne parla Radio Popolare, arrivano troupe di La7 e di “Quelli che il calcio” per raccontare questa iniziativa bella e intelligente e dell’incredibile rifiuto del sindaco a cui immediatamente Massimo Depaoli, il sindaco di Pavia – capoluogo di provincia – ha contrapposto l’offerta dello stadio Fortunati per un’amichevole, seguita anche da proposte di campi per l’allenamento da parte di altri comuni lomellini.
Non c’è che dire, un bello spot per la Sagra del Salame d’Oca, che si svolge proprio questo fine settimana, una delle feste più partecipate della Lomellina, quando Mortara accoglie decine di migliaia di turisti e ospita eventi e manifestazioni, come il Palio dell’Oca che si disputa tra le sette contrade cittadine.

Vi lascio immaginare il dibattito sui social tra i politici locali del centrosinistra circa l’opportunità di presenziare all’inaugurazione della Sagra, perché non si può essere accoglienti a compartimenti stagni: i turisti a migliaia sì, i rifugiati a decine no. Non funziona e se ne accorgono i cittadini, i turisti e pure i media, e l’immagine che ne esce danneggia l’attrattività del territorio.
Mi hanno chiesto in tanti se sarei andata all’inaugurazione in qualità di assessore provinciale al turismo e sviluppo economico. Ci ho ragionato su parecchio e ho deciso di andarci. Perché?
Per la memoria dell’oca.

Se Mortara è famosa per una cosa lo è per l’oca, ma bisogna ripassare la storia.
L’allevamento del palmipede, già noto nel 1200, prese piede davvero e divenne rilevante per l’economia locale solo alla fine del 1400 grazie ad un editto di Ludovico Sforza detto Il Moro che autorizzava l’insediamento di una comunità di ebrei, in fuga dalle persecuzioni. Gli allevatori della zona capirono presto che era conveniente assai assecondare il gusto dei nuovi arrivati: gli ebrei compravano il salame, ma dall’allevamento di ricavavano anche il grasso per il condimento, i ciccioli, la piuma ed il piumino…

Quindi, Mortara deve la sua fama -e la sua ricchezza- sì all’oca ma perché accolse, ospitò e integrò un gruppo di perseguitati rifugiati, gli ebrei. Gli ebrei nel 1500, i rifugiati dei programmi di protezione internazionale nel 2015 e la memoria dell’oca: buon Palio di Mortara a tutti!

Emanuela Marchiafava

Media Analyst e consulente per le imprese, già assessore della Provincia di Pavia, si occupa di turismo, politica e diritti.