Caro Battiato, anzi, Franco

E no, uno non ci crede, quando vede che Franco Battiato, uno dei suoi cantautori preferiti, quello del cinghiale bianco, che cerca un centro di gravità permanente, che spera che il mondo torni a quote più normali, per contemplare il cielo e i fiori, quello che sale su treni lenti per Tozeur, che quando incontra la donna della sua vita la va a cercare perché ha bisogno di lei e della sua presenza (o Dio, stando all’esegesi battiatesca), quello che si deprime perché la musica contemporanea lo butta giù, insomma, no, uno non ci crede proprio quando vede che Franco Battiato ha accettato di fare l’assessore alla cultura dopo invito del neopresidente della Sicilia Rosario Crocetta, che per comporre la giunta utilizza il modello classico della raccolta di figurine. E uno non ci crede, no, quando vede che lo stesso Battiato, quello che vuole mandare in pensione i direttori artistici e gli addetti alla cultura, poi chiede di essere chiamato Franco e non assessore perché altrimenti “questo mi offende”. E uno non ci crede, no, quando a Battiato tocca persino di essere definito – manco fosse un D’Alema arrivato all’età pensionabile, e per questo rottamabile ma con gradevolezza – “una risorsa”. Caro Franco, giustappunto, ma tu hai scritto “Povera patria” e “Bandiera bianca” per sentirti dire nel 2012 che sei “una risorsa” da un segretario di partito (Giuseppe Lupo, Pd Sicilia)?

 

David Allegranti

Giornalista, blogger. La Stampa, Panorama, Vanity Fair, Foglio, Corriere Fiorentino, Gazebo. Autore di The Boy (Marsilio). Interista. Ghinetti giovani 2012. Su Twitter è @davidallegranti.