Strane chitarre, ville e uliveti

SOUTH JAMMIN’
Patrice Pike è texana. Il suo lavoro come musicista (compositrice, cantante, strumentista) a me piace molto: è considerata una delle più interessanti protagoniste della scena delle jam band di Austin e del Texas in generale. Fa quel che chiamano “indie rock” (qualsiasi cosa voglia dire), ha suonato più volte al SXSW, South by Southwest (che adesso è diventato un evento conosciuto e orientato a startup, ambiente, economia, ma a suo tempo è stato decisamente alternativo e innovativo) e ha una produzione di dischi interessante, anche se è totalmente assente da Musica di Apple (però sta su Spotify). Qui potete farvi un’idea di cosa suona.

Il Texas sta tornando un posto interessante, negli Stati Uniti e non solo. Segnalo anche che su Netflix c’è “The Highwaymen“, che racconta la fine di Bonnie e Clyde dal punto di vista dei due Texas ranger che li hanno uccisi. Se ne sta parlando abbastanza e secondo me è un bel film da vedere (senza bambini: sparano come trottole) nonostante ci sia Kevin Costner. Ah, religiosamente in lingua originale, che il doppiaggio questa volta è davvero atroce.

ACOUSTASONIC

Premetto che non so suonare la chitarra. Ma sono quasi cinquant’anni che la ascolto – tendenzialmente a occhi chiusi, talvolta imbracciando una scopa davanti allo specchio, insomma le solite cose – quindi lasciatemi indulgere in questa storia. Ho da poco finito di leggere The Birth of Loud (la storia di Leo Fender e di Les Paul nel mentre che inventano la chitarra elettrica) e lo consiglio. Un nome storico della Fender è la Telecaster, tosta ed essenziale. All’ultimo Namm Show, la conferenza sugli strumenti musicali che si tiene a gennaio al convention center di Anaheim a Los Angeles, Fender ha presentato una nuova chitarra, la Telecaster Acoustasonic. È una chitarra strana perché è in parte acustica (è cava e “risuona”) ma ha anche tre sensori elettrici attivi (che devono peraltro essere ricaricati) che permettono di ottenere vari suoni diversi. Il selettore ha cinque posizioni e ognuna ha due opposti (A/B) mixabili tramite una manopola -l’altra è per il volume. Risultato: ti porti una piccola orchestra in tasca. Puoi alternare varie tipologie di chitarre acustiche oppure due elettriche diverse (una tele “pulita” o una con un suono più saturo). Se vi siete persi, qui c’è una demo.

Si trovano parecchie recensioni che sono in realtà dei primi contatti ma poco, pochissimosuonato” di un certo livello (e invece). Nonostante sia raccontata come una (costosa: tra 1500 e 2000 euro) chitarra per professionisti, che vogliono uno strumento duttile e capace di impieghi diversi sia sul palco che in studio, ancora si deve capire se andrà oppure no. Il mercato di questo tipo di prodotti, a quanto sto capendo, è abbastanza lento: ci vorrà un bel po’ per capire se è andata o no. Però io intanto ve l’ho detto.

LOS OLIVOS
Se poi non avete a disposizione Netflix o Prime, potete sempre deliziare il vostro palato di musicofili amanti della chitarra guardando questo documentario del 1967 – spettacolare – su Andres Segovia, che si trova liberamente su YouTube (chissà quanto liberamente poi). Non conoscevo la storia di Segovia e chi meglio di Wikipedia per darsi una bella rinfrescata? (Se poi vi innamorate della sua villa, Los Olivos -e io da toscano amante degli ulivi, mi sono innamorato- qui viene raccontata un po’ della sua storia).

 

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Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio