Apple Watch 4, per essere meno connessi

A giugno di quest’anno Apple ha presentato la quarta generazione (“serie”, nell’Apple lingo) del suo orologio intelligente. Da utente appassionato di orologi in generale e di Apple Watch in particolare, mi è parso alquanto interessante provare a vedere a che punto è arrivata l’attuale generazione.

Apple Watch Serie 4

Apple Watch Serie 4

Una premessa: non sarò particolarmente breve.

Ho usato per tempi più o meno lunghi tutte le precedenti versioni dell’Apple Watch. Ho avuto impressioni discordanti: notifiche, batteria, forma, personalizzazione dei quadranti, funzioni per la salute e il fitness, impermeabilizzazione, telefonia LTE. Tante cose che nel tempo mi sono piaciute sempre di più e altre che invece non mi convincono ancora.

Poi, un apparecchio dotato di un sistema operativo aggiunge funzioni e cambia modo di essere anche sulla base della versione del sistema operativo che utilizza. Con l’uscita della serie 4 è stato anche presentato watchOS 5. L’ho installato sul mio serie 3. Quelle che seguono sono le mie note da utente dell’orologio all’interno dell’ecosistema Apple (MacBook, iPad Pro e iPhone XS) che utilizzo quotidianamente.

watchOS 5

La nuova versione del sistema operativo mi piace nonostante mantenga alcuni aspetti problematici. Le cose che mi piacciono di più sono la maggiore velocità dell’interfaccia, il numero crescente di quadranti personalizzati, la riorganizzazione in maniera molto chiara delle funzioni sportive. Tra queste, il fatto che durante una camminata veloce o quando vado in piscina sia l’orologio a rendersi conto che sto facendo un’attività e attivare la registrazione dei dati dell’allenamento è molto intelligente: prima perdevo tre sessioni su quattro e, considerando già quanto poco esercizio faccia, era un vero peccato.

Una cosa che non mi piace è la gestione delle app (penso si possa migliorare cambiando la metafora dei pallini a icona) e soprattutto quella dei quadranti dell’orologio, le “facce” come dicono gli amanti dell’inglese. Sono piacevoli le personalizzazioni, trovo interessante l’idea di aprire le complicazioni anche alle terze parti (aggiungere in sostanza delle finestre per far vedere dati forniti da singole app di terze parti) ma in realtà non sono d’accordo con il sistema nel suo insieme. Sono convinto che la grafica, il design e il modo di uso pianificato solo da Apple sia fenomenale e fondamentale per dare rotondità all’esperienza d’uso. Ma il fatto che non sia possibile acquistare un quadrante fatto da zero da una terza parte nonostante tutto mi spiace.

Ci dovrebbe essere un meccanismo di controllo da parte di Apple, uno store dedicato, e le cose potrebbero diventare molto più interessanti per tutti. Anche perché Apple è interessata a un paio di filoni di complicazioni e tipologie di quadranti (alcune legate al fitness, altre ai “control freak”) e invece non pare molto interessata ad ampi settori dell’orologeria tradizionale. Posso dirlo? Vorrei tanto un quadrante con una lancetta GMT per le 24 ore e una ghiera virtuale numerata, stile Rolex GMT Master oppure stile Panerai GMT (in questo caso la complicazione è sulle 12 ore, con una lancetta-fantasma). Sarà una mia fissa, ma sarebbe davvero divertente vederlo, e interessante per la generazione di chi evidentemente è nato con gli orologi al quarzo e non apprezza altri modi di rappresentare il tempo. Così come sarebbero fantastiche le complicazioni a “regolo calcolatore” sulla falsariga di quelle del Navitimer della Breitling.

Complessivamente, avendo provato per un po’ watchOS 5 sul “vecchio” Apple Watch Serie 3, sono rimasto colpito dai progressi di a versione del sistema operativo. Devo dire che è stato uno dei principali motivi a passare alla Serie 4: dargli il massimo spazio sul quadrante (ci torno tra un attimo) dei nuovi orologi. Quello che invece apprezzo molto meno è sia il processo di gestione e aggiornamento che soprattutto quello di migrazione.

Il problema della migrazione

Ho cambiato contemporaneamente sia l’orologio che il telefono (da iPhone X a iPhone XS). La procedura è veramente faticosa. Sia quella di migrazione dal vecchio al nuovo telefono (ci torneremo sopra, non temete) che quella dell’orologio. Anzi, la cosa è ancora più complicata. In pratica, bisogna sconnettere l’orologio vecchio dal vecchio telefono, cosicché venga salvato un backup dell’orologio sul telefono. Fare backup crittato (altrimenti si perdono tutte le password) del vecchio telefono da qualche parte (nel cloud se avete spazio o sul computer tramite il buon vecchio iTunes). Installare il nuovo telefono dal backup crittato del vecchio apparecchio. Attendere che sia stato scaricato tutto dal cloud (perché nonostante tutto un sacco di roba sta su iCloud o sull’App store). Installare il nuovo orologio dal nuovo telefono.

Tutto questo accade con una procedura a mio avviso lunghissima: passano delle ore. L’ipotesi di fare operare solo via cloud è fantasiosa, perché nonostante la connessione di casa sia in fibra a un Gigabit, i tempi sono biblici. Cioè più di 24 ore (provato negli ultimi quattro anni, non è mai migliorato).

Tutto questo è inaccettabile, secondo me. Siamo evidentemente a metà di un guado concettuale tra due paradigmi tecnologici, con procedure che ancora vincolano a passaggi estenuanti. Probabilmente inutili. E l’aumento di capacità dei telefoni peggiora il tutto (ve lo immaginate tra qualche anno migrare un iPhone con mezzo Terabyte di dati? Ecco, siamo a questo). La cosa più veloce che viene scaricata dal cloud sono le foto dello streaming di Apple in modalità a bassa risoluzione. Tuttavia, ci vorranno poi giorni per averle tutte alla risoluzione normale, se vogliamo che siano salvate in locale.

Tra l’altro un effetto non secondario di questa procedura è che poi per una settimana almeno la batteria di entrambi gli apparecchi (telefono e orologio) si comporta in maniera erratica. I consumi sono molto elevati perché evidentemente dietro le quinte vanno avanti un sacco di processi di download e di indicizzazione. Da qui, secondo me, i test di durata della batteria che si leggono in giro sono erratici e alquanto strani: alcuni molto positivi, altri estremamente negativi. Per abitudine aspetto quasi un mese prima di esprimermi sulla durata della batteria. Adesso nel mio mondo, come ho detto iPhone XS e Apple Watch Serie 4 da 40mm, le cose vanno più che bene: siamo ai livelli della generazione precedente (che era ottima).

Un nuovo orologio o sempre lo stesso?

Quella che segue non è una critica, ma una osservazione. La prendo larga perché generalizzare la mia impressione porta a una conseguenza penso interessante.

Ho sempre usato la versione “grande” degli orologi di Apple, cioè il modello da 42 millimetri anziché quello da 38 millimetri, che su di me veste molto piccolo (sono robusto di corporatura e ho il polso grande) e a non piacermi come gusto soggettivo. La mia marca preferita dopotutto è Anonimo (la vecchia made in Firenze), seguita da Panerai.

Una delle novità dei nuovi Apple Watch Serie 4 è sia le nuove misure  (40 e 44 millimetri con scocca ridisegnata e più sottile) sia lo schermo con le cornici ridotte al minimo e quindi più grande in proporzione di più del 30% rispetto al modello equivalente. Per la precisione, lo schermo del vecchio 38mm è 272×340 pixel e quello del nuovo 40mm invece è 324×394 pixel. Per il vecchio 42mm siamo a 312×390 pixel (quindi poco meno del nuovo 40mm) mentre il nuovo 44mm sale a 368×448 pollici. Insomma, tra una versione e l’altra l’incremento (sia per la scocca più grande che per le cornici ridotte) è come detto del 35% e del 30% circa.  Invece, i cinturini e bracciali per fortuna non cambiano, con l’accortezza che i quelli tra loro compatibili sono quelli rispettivamente per il 38 e il 40mm e poi quelli rispettivamente per il 42 e il 44mm. Un vecchio 42mm non va su un nuovo 40mm (e viceversa).

A parte le differenti materie con le quali sono realizzate le casse, ci sono altre novità. La prima è la presenza del sensore per l’elettrocardiogramma (non è ancora disponibile la app, che all’inizio sarà solo negli Usa perché là è “timbrata” dalla FDA), poi c’è il Bluetooth super-risparmioso 5.0 e infine c’è la versione LTE (come già per il Watch Serie 3) che arriva con la compatibilità per adesso della sola Vodafone anche in Italia. Pur non essendo utente Vodafone, era la cosa che volevo provare.

Questo insieme di cambiamenti, più altri che comunque almeno apparentemente non rivoluzionano l’orologio, fanno parte della tecnica di Apple di innovazione incrementale. Dal punto di vista dei semiconduttori, in realtà, la serie 4 introduce un Soc S4 con processore dual core a 64 bit (e nuova GPU integrata) che ha performance doppie rispetto a quelle dell’S3 (generazione precedente). Questo, assieme a un progressivo affinamento del codice del sistema operativo (derivato da iOS a sua volta derivato da Mac OS X) rendono l’esperienza d’uso oggettivamente sempre più performante e io la trovo molto piacevole.

Le tre cose che mi hanno colpito

Ci sono tre cose che mi hanno colpito, oltre alla sostanziale tenuta della batteria rispetto alla generazione precedente. La prima è una critica soggettiva, che tra un attimo generalizzo: non sono fatto per orologi medio-piccoli e sia la cassa che la vestibilità di questo è una versione un po’ più grande di quella del 38mm (non a caso ha la compatibilità con quei cinturini e bracciali) anziché essere una lieve espansione e affinamento di quello da 42mm. Sul polso insomma mi va piccolo, e la cosa da appassionato di orologi è decisamente  soggettiva ma fa parte del principale motivo di “piacere” nell’indossare un segnatempo da polso. Nonostante lo schermo sia leggermente più grande, la sensazione è di avere un orologio un po’ più piccolo. Questa è un po’ una sorpresa, perché con altri tipi di orologi non-smart mi adatto molto velocemente.

La risposta (ecco la generalizzazione, perché di come mi stia a me una misura piuttosto che l’altra dell’orologio non è certo rilevante per cih mi legge) sta probabilmente nel fatto che non si tratta di un nuovo apparecchio ma di una nuova iterazione di un orologio al quale sono abituato, configurato come mi piace e che uso spessissimo. Il passaggio di dimensione di conseguenza è più spiazzate e, considerando il modello da 42mm di dimensioni “giuste tendenti al piccolo”, trovo invece il 40mm le abbia solo “tendente al troppo piccolo” (ripeto: per me). Nel mondo del “piccolo” gli angoli arrotondati del display (che da un punto di vista ingegneristico sono pazzeschi) comunicano una sensazione di ancora più piccolo e non aiutano. Insomma, su questo apparecchio sono talmente tanti gli aspetti simili che non bisogna cadere nell’errore di pensare che la regola stabilita quattro anni fa da Apple sia cambiata: c’è una linea piccola e c’è una linea grande, e queste vanno su polsi molto diversi.

La seconda cosa è la parte più difficile da spiegare: l’Apple Watch è straordinariamente integrato e funzionante. L’orologio fa ampi passi in avanti per l’emancipazione (cioè per diventare un apparecchio indipendente dal telefono) e ha anche una piacevole dimensione detox: permette di essere usato da solo (ci arrivo tra un attimo) perché le app di serie adesso sono in molti casi del tutto autonome. Certo, scrivere una mail su questo orologio è praticamente impossibile (si può ma con la lunghezza di un telegramma, magari dettandola con Siri) tuttavia si possono controllare email, gestire messaggi di tutte le piattaforme di messaggistica del pianeta, trovare numeri di telefono, mandare e ricevere sms. Si possono usare le carte di Apple Pay (e lo si può fare in maniera autonoma rispetto a quelle impostate sul telefono), E i nuovi quadranti sempre più orientati al fitness, con relative app, sono sempre più gustosi. Nonché totalmente personalizzabili, almeno entro certi limiti.

Mi piace molto il nuovo quadrante super-rumoroso “Infograph” (quello delle pubblicità che si vede anche un po’ più in su in questo articolo) con diecimila complicazioni diverse. L’ho azzerato tutto e sono ripartito scegliendo solo quelle che mi piacevano. Con questo approccio forse controintuitivo lo trovo il più flessibile di tutti. Non sono un tifoso invece dei quadranti tipo Infograph Modular oppure Modulare, mi lasciano freddi quelli con gli effetti speciali Fire and Water, e quelli strani tipo Attività e Caleidoscopio. Invece, preferisco i classici, al limite con complicazioni come Cronografo ed Esplorazione (che è pensato per quando si usa il telefono LTE da solo), ma adoro anche il quadrante serie limitata di Nike Sport, l’elegante Cifre (che è il mio daily driver) e ovviamente il bellissimo e unico Pride. Nel complesso mi piace l’idea che si possa personalizzare e cambiare in continuazione il volto dell’orologio. La mia strategia è quella di avere quadranti diversi per attività diverse: dalla palestra alla corsetta, dal giorno alla sera, dal viaggio su fusi orari diversi all’escursione sino ai miei momenti super-minimal, oppure a quelli per giocare con i figli, cioè Topolino e Minni, adesso anche Toy Story. Mi manca sempre una complicazione stile Gmt “puro”, come detto, e questo mi fa pensare che ancora si possano introdurre novità. Comunque, la flessibilità di questo strumento, che fa tutto ma non è mai chiassoso, è adorabile. L’app per iPhone, che si chiama Watch, invece è un delirio.

Infine, la terza cosa è la parte telefonica, cioè la possibilità di avere una sim elettronica (e-sim) al suo interno con lo stesso numero del telefono (che deve obbligatoriamente essere un iPhone, perché l’orologio dipende dalla connessione con il telefono per l’attivazione e gli aggiornamenti). Questa cosa merita una sua sezione separata, secondo me.

I casi d’uso dell’orologio che telefona

Prima di mettere le mani su questa variante telefonica dell’Apple Watch mi sono chiesto a cosa potesse servire la funzione telefono (e dati) su un orologio. Non ho trovato una risposta nella teoria, e questo ha reso l’approccio pratico ancora più complesso. In sintesi, dopo averla provata, ho capito che molti casi emergono alla lunga, ma che in generale è un’ottima funzione, perfettamente integrata, a prezzi ancora troppo alti da parte dell’operatore. Non è a mio avviso una cosa obbligatoria (c’è una versione con e una senza LTE) ma se uno la prende poi la trova comoda usandola. È infatti una bella opzione, fa piacere averla a disposizione. Senza dimenticare che servono anche le cuffie Bluetooth di Apple (o di altri, ma io adoro quelle di Apple quindi uso queste).

In pratica: la connessione LTE si ottiene con un sistema un po’ laborioso di configurazione, serve anche l’app di Vodafone e la tariffa OneNumber. Adesso è gratuita per i primi sei mesi e poi costa 5 euro al mese per avere il numero in più anche sull’orologio (che già di per sé come orologio costa di più dell’altro). Questo è a mio avviso eccessivo in un paese dove è arrivato Iliad che con la stessa cifra del supplemento “Apple Watch” ti dava un numero di telefono con messaggi e telefonia illimitata più 30 GB. Cioè discrimina i possibili utenti stringendo molto sulla fascia alta. Strategia di mercato sulla quale non sono d’accordo: la offrirei a pochissimo per acchiappare utenti, non a molto per ripagarmi il prezzo dell’implementazione. Comunque chapeau perché Vodafone è comunque l’unica in Italia ad avere questo servizio (mentre nessuno supporta ancora la seconda eSim dell’iPhone XS e successivi, ci ritorneremo in futuroc).

Una volta configurato non bisogna dimenticare che l’orologio, se trova via Bluetooth o via WiFi il telefono, effettua le chiamate con quest’ultimo e fa solo da ponte Bluetooth (magari per usare le cuffie Bluetooth a sua volta sul telefono). Laborioso ma sensato. Però se il telefono è spento o sta da un’altra parte, l’orologio si connette e, nel caso, suona o permette di chiamare. Ha anche una buona copertura (merito di Apple certamente ma anche della migliore rete telefonica mobile d’Italia, cioè quella di Vodafone) e la durata della batteria è corretta se uno non ci sta tanto al telefono. Ma lo scopo non è quello.

Infatti, man mano che usavo l’orologio e che parallelamente mi documentavo nei forum per capire come va oltre al mio caso singolo, è emerso chiaramente in quali scenari si usa l’orologio senza telefono. Un orologio tra l’altro, che ha sempre più ambizione a fare il solista, visto che permette anche di pagare con le carte registrate nel Wallet tanto quanto il telefono di Apple (le mie sono fortunatamente compatibili).

Gli scenari nei quali mi sono trovato sono: andare in palestra e soprattutto in piscina. Sono abbastanza vicine a casa entrambe e quindi posso addirittura lasciare il telefono spento sul tavolo della cucina senza essere tagliato fuori per tre ore dalla mail e tutto il resto. Se mi cercano rispondo grazie alle cuffiette Bluetooth di Apple, che tra quando le tiri fuori dalla custodia e loro si agganciano all’orologio passano due-tre squilli in tutto. In questo modo non ho telefoni costosi da lasciare nell’armadietto (e posso lasciare a casa anche il portafoglio: basta la tessera della piscina-palestra e quella del tram). In palestra ci sento anche la musica con le cuffiette. Sopra le tre ore però ammazzo l’orologio. Le telefonate vengono benissimo ma poi quando torno a casa serve un giro di ricarica. alle brutte metto l’orologio in modalità aeroplano e posso andare avanti con il solo telefono per parecchie ore.

Andare a fare la spesa: qui addirittura posso pagare al supermercato direttamente con . E, grazie alla mai troppo lodata idea dei micropagamenti contactless senza commissione, posso anche prendermi il caffè al bar, che è sulla strada. Tutto con l’orologio, lasciando a casa sia il telefono che il portafoglio. Stesso scenario per qualche cena o aperitivo in cui non mi serve portarmi dietro molte cose. Dopo un po’ anzi ci fai un po’ l’abitudine. Diventa insomma un vizio: e quando una cosa della tecnologia diventa un vizio vuol dire che ha senso e funziona bene. L’unico problema constatato è che ogni due giorni la sera l’orologio arriva un po’ scarico e conviene casomai ricordarsi di ricaricarlo mentre si passa da casa per cambiarsi e farsi la doccia, prima di uscire.

Lo scenario che non vedo l’ora di provare tuttavia è quello estivo: la giornata in spiaggia. Perché poter uscire la mattina per andare in spiaggia senza doversi portare appresso il telefono è un miraggio da tempo inseguito. Dalle prove che ho fatto finora, va più che bene. Orologio, cuffiette e Kindle. Che pace!

Infine c’è il momento detox: usare nel fine settimana (o nei giorni in cui si sta esclusivamente con la famiglia: una gita fuori porta, un pomeriggio al parco con i bambini, aetc) l’orologio al posto del telefono è ritemprante. Si può guardare la mail e si riceve qualsiasi notifica che si potrebbe ricevere sul telefono, ma lo si usa molto meno e ddirittura bisogna riabituarsi a non cercarlo ogni dieci minuti in tasca. Passato quello scoglio, devo dire la verità che è persino meglio: avere l’orologio ma non il telefono permette di essere più concentrati su quel che si sta facendo senza dover cadere nel gorgo delle distrazioni da smartphone.

Attenzione, però: viviamo nel XXI secolo, non consiglio a nessuno di prendere in considerazione l’Apple Watch Serie 4 (o 3) LTE come alternativa al telefono.

Prima di tutto perché serve comunque un telefono Apple per configurarlo, aggiornarlo e sistemare le app. Poi perché la batteria non lo consente (se telefoni un po’ non ci fai mezza giornata). E infine perché hai tutto sott’occhio ma puoi fare molto poco. Come detto lo schermo guadagna quello spazio e quella definizione in più che permettono di vedere meglio un po’ di cose, ma non è il sostituto di uno smartphone, di un tablet o di un Mac/Pc.

In conclusione

Il nuovo Apple Watch Serie 4 vale a mio avviso la spesa per una serie di motivi, con tre o quattro caveat. Non sono contento di aver preso il modello da 40mm (attenzione, è una valutazione soggettiva e la scrivo soprattutto per me stesso: pensavo che il piccolo più grande fosse grande, ma invece è sempre piccolo, per me. Il modello 44mm apparirebbe senz’altro meglio al mio polso e lo troverei più leggibile per la mia vista degradante Comunque: colpa mia, al prossimo giro prendo il grande), non sono contento delle limitazioni per quanto riguarda i quadranti personalizzabili solo da Apple, non sono contento per le farraginose procedure di aggiornamento e di passaggio da un apparecchio all’altro.

Per il resto, questo è il miglior Apple Watch di sempre. E anche il miglior smart watch in circolazione, secondo me. Sono molto contento della autonomia e della potenza di calcolo, della impermeabilità (come Jeff Bezos e Bill Gates, a casa lavo i piatti e adoro farlo con l’orologio al polso, senza contare doccia, piscina e pioggia monsonica) dell’orologio e della fluidità della interfaccia e suo relativo minimalismo che non intralcia ma sa imporsi ed essere funzionale quando è necessario vedere o fare le cose. Mi piace moltissimo il nuovo design più sfilato.

Sono molto molto contento della funzione telefonica (non credevo), perché anziché rendere più connessi (cosa che non voglio) in realtà permette a mio avviso di esserlo un po’ meno senza dover però tagliare del tutto il cordone (cosa che non è quasi mai possibile per via del lavoro e della famiglia). Nella vita di tutti i giorni ho trovato vari modi in cui usare la parte LTE dell’orologio e il servizio Vodafone non ha mai perso un colpo. Spero gli altri operatori “fisici” (Tim, WindTre, Iliad) e virtuali (Fastweb, PosteMobili e C.) si muovano e la implementino con tariffe competitive. Spero lo facciano anche con la eSim di iPhone XS, già che ci siamo.

La connessione dati dentro l’orologio tra l’altro è il giusto complemento per noi abbonati ad Apple Music, perché permette di ascoltare nuova musica senza telefono direttamente dal cloud (vale lo stesso anche per Spotify e gli altri che abbiano le app, comunque). Le cuffie Apple sono di rigore.

Il numero di cose che faccio o che ho fatto con questo orologio mi rendo conto che è molto maggiore di quelle che ho detto qui (ad esempio, non ho approfondito la mia strategia con le notifiche e gli appunti audio) ma gli Apple Watch ci sono da tempo e questa è una serie di appunti sul nuovo orologio, non sul modo di usarlo in generale. E poi, come sempre, su questo tipo di architettura d’uso your mileage may vary.

Se infine, pensate di acquistarlo e venite da un altro Apple Watch, fate attenzione alla compatibilità dei cinturini, e pensate bene se volete il modello con o senza eSim (il prezzo dell’apparecchio cambia, tra l’altro). Se avete la prima o seconda generazione, sarà un salto in avanti epocale, non fosse altro per lo schermo e la impermeabilizzazione. Più complessa la giustificazione della scelta se avete la serie 3. Tuttavia, se decidete di comprarlo sappiate che vi capisco e una parte di me vi approva anche.

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio